Creano disagio, imbarazzo. Tanto da spingere, chi deve fare i conti con la malattia che genera la pelle a macchie, a rinchiudersi dentro vestiti “abbondanti”. A generare tanto fastidio è la vitiligine, una patologia dermatologica non contagiosa in cui i melanociti, cioè le cellule che producono la melanina, scompaiono. «Dal punto di vista clinico - spiega Franco Rongioletti, professore ordinario e direttore della Clinica dermatologica del San Giovanni di Dio, struttura complessa dell’Aou di Cagliari - si manifesta con chiazze bianche di decolorazione della pelle a bordi irregolari che tendono ad estendersi e confluire, spesso in maniera simmetrica e bilaterale, sul dorso di mani e piedi, gomiti e ginocchia, le zone intorno agli occhi e alla bocca e le pieghe ascellari e inguinali». Anche peli e capelli possono schiarire.

Questa malattia colpisce circa l’uno per cento della popolazione. Sia maschi che femmine ed un terzo dei pazienti colpiti sono in età pediatrica, con maggiore incidenza tra i 4 e 8 anni. In ogni caso più della metà dei casi insorge prima dei 20-30 anni. «Tutte le etnie possono essere colpite ma l’impatto della malattia è più forte nelle pelli scure perché più la pelle è pigmentata, più la vitiligine è evidente», aggiunge il dermatologo. «Alle nostre latitudini, ha un impatto soprattutto in estate quando ci esponiamo al sole, dal momento che appare più evidente il contrasto tra la pelle sana e le chiazze bianche sulla superficie cutanea».

Le cause non sono del tutto conosciute ma si fa riferimento ad un disturbo del sistema immunitario che attacca e distrugge i melanociti (malattia autoimmune) a seguito di eventi psico-emotivi importanti e traumatismi cutanei. Questa teoria è sostenuta dal fatto che i pazienti con vitiligine soffrono anche di altre patologie cosiddette “autoimmuni” come la tiroidite. Una predisposizione genetica con presenza di familiarità è riscontrabile nel 30-40% dei casi. «La diagnosi - ricorda Franco Rongioletti - si basa sugli aspetti clinici riconoscibili della vitiligine, eseguendo anche l’esame della pelle interessata con una lampada particolare a ultravioletti detta lampada di Wood che evidenzia il contrasto tra la cute normale e quella lesionale. Bisogna stare attenti a non considerare tutte le macchie chiare che insorgono sulla pelle come vitiligine. In diagnosi differenziale ci sono la pitiriasi versicolor, che è una micosi molto frequente in estate e perfettamente guaribile o gli esiti chiari che può lasciare una dermatosi infiammatoria come un eczema». Anche se questa malattia non ha conseguenze patologiche gravi, il disagio è notevole e causa difficoltà nelle relazioni sociali, ansia e depressione fino all’autoisolamento. Agli aspetti psicologici invalidanti, si aggiunge anche la tendenza sbagliata a considerare questa malattia incurabile. Non è così.

«Pur non essendo facile curare, esistono possibilità terapeutiche che migliorano l’aspetto dei pazienti e alleviano il disagio», dice Rongioletti. «Le scelte si basano sulla estensione della malattia e l’età dei pazienti». Se le chiazze sono limitate a poche zone del corpo si usano terapie con creme che favoriscono la ripigmentazione. Quando la vitiligine è più diffusa, si ricorre ai raggi ultravioletti B a banda ristretta con cabine apposite come quella della nostra Clinica dermatologica. Come per tutte le malattie “autoimmuni” l’evoluzione clinica senza un’adeguata terapia è imprevedibile con improvvisi peggioramenti causati da stress come la perdita del lavoro o un lutto familiare».
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