La scoperta del vaiolo delle scimmie "per la prima volta in viaggiatori provenienti dalla Nigeria è un evento senza precedenti e inaspettata. Un fatto che suggerisce cambiamenti nelle dinamiche epidemiche del virus nell'Africa occidentale".

Sono le parole di Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), in un editoriale pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica "The Lancet Infectious Diseases".

Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale che si trova per lo più nei Paesi tropicali dell'Africa centrale e occidentale. Viene chiamata vaiolo delle scimmie perché fu scoperta, per la prima volta, nelle scimmie da laboratorio nel 1958 e in un bambino della Repubblica democratica del Congo nel 1970.

"Un grande focolaio di vaiolo delle scimmie, 112 casi confermati o probabile, si è verificato in Nigeria nel 2017-2018. Il picco dell'epidemia è stato a ottobre 2017, ma i casi hanno continuato a manifestarsi fino a settembre 2018", ricostruisce Rezza nell'articolo citando il lavoro, pubblicato sempre su "The Lancet Infectious Diseases", del collega Adesola Yinka-Ogunleye.

Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, tuttavia è molto meno contagiosa del vaiolo umano.

(Unioneonline/v.l.)
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