Affrontiamo il tema della Terapia del dolore e quindi anche la rilevanza del dolore nelle diverse situazioni cliniche. La terapia del dolore (TDL) ha lo scopo di riconoscere, valutare e trattare in maniera consona il dolore di tipo cronico e in alcuni casi il dolore Cronico Riacutizzato. L’obiettivo è quello di controllare lo stimolo doloroso conoscendone la natura migliorando la qualità di vita del paziente. Per contrastare il dolore, possono essere impiegate diverse classi di farmaci.

Prima è utile capire cos’è il dolore, la sua classificazione e conoscere le cause in grado di scatenarlo. La definizione di dolore è stata indicata dalla IASP, (International Association for the Study of Pain): “Esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale o descritto come tale”. Il dolore è classificato in: Dolore Nocicettivo: compare in seguito ad un evento lesivo, viene percepito a livello periferico e l’intensità del dolore è correlata all’entità del danno subìto e si risolve al risolversi della causa (Es: Frattura Ossea). Dolore Neuropatico: è un dolore continuo, che si manifesta in stimoli talmente lievi da essere normalmente innocui o poco dolorosi. Tra le cause vi sono il piede del diabetico, le infezioni herpetiche (Es: Lo Zoster o “Fuoco di Sant’Antonio”) l’amputazione etc. Dolore Misto: Ha caratteristiche tipiche sia del dolore Nocicettivo che del dolore Neuropatico di frequente riscontro nel dolore cronico Oncologico.

Si parla di dolore Cronico se dopo la fase del dolore acuto la sensazione dolorosa perdura, almeno o oltre 3 mesi o che permane oltre il tempo normale di guarigione. Può determinare modificazioni affettive e comportamentali, ed incidere negativamente sulla qualità di vita e lavorative sviluppando gradualmente debolezza, disturbi del sonno, perdita dell’appetito e depressione. Si tratta di un fenomeno dal forte impatto sociale, portando il paziente a cambiare la propria posizione sociale, il proprio lavoro o cambio di responsabilità.

Con un’attività di monitoraggio nel tempo è possibile valutare l’efficacia delle terapie adottate. Molto utilizzate sono le scale numeriche NRS che vanno da 0 (corrisponde all’assenza di dolore) a 10 (massimo dolore immaginabile). La scelta del tipo di farmaco dipende soprattutto dall’intensità e dal dolore che affligge il paziente. I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) vengono utilizzati nel dolore di grado lieve o moderato. Generalmente, questi medicinali affiancano all’attività analgesica anche un’azione antiflogistica e antipiretica.

Gli oppiacei sono farmaci analgesici che agiscono a livello centrale. Le principali molecole sono tradizionalmente ripartite in due tipologie: gli oppiacei forti e deboli. Gli oppiacei definiti forti sono la morfina e il metadone; gli oppiacei deboli sono codeina, tramadolo e tapentadolo.

Nonostante la loro principale indicazione sia il trattamento della depressione, gli antidepressivi si sono rivelati molto utili nel dolore di tipo neuropatico, soli o in associazione ad analgesici. Fra questi ricordiamo la duloxetina, mostrato efficace nella terapia del dolore neuropatico diabetico.

Alcuni tipi di farmaci anticonvulsivanti sono efficaci nel dolore neuropatico. In particolare, il Gabapentin e il Pregabalin. Questi farmaci agendo a livello del sistema nervoso centrale, sono in grado di ridurre la trasmissione dello stimolo doloroso.

Tra le vie più comuni di somministrazione ci sono quella orale e quella per iniezione o infusione. A seconda del tipo di dolore che si deve trattare, potrebbe essere necessario ricorrere anche ad infiltrazioni (intra-articolari/peri-articolari). L’utilizzo di infusori o pompe elastomeriche eroga il farmaco per la cura del dolore, (PCA, o patient-controlled analgesia); dispositivi che consentono al paziente di auto-somministrarsi uno o più farmaci per il dolore accuratamente dosati dal medico.

Salvatore Sinatra

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