Per chi soffre di enfisema polmonare l'infezione da Covid-19 può essere più grave? Come bisogna comportarsi in questo periodo?

In Italia, il 6-8 per cento della popolazione soffre di Broncopneumopatia cronica ostruttiva o Bpco, che comprende tanto l'enfisema quanto la "vecchia" bronchite cronica. Il consiglio degli esperti è semplice: bisogna controllare il quadro con le cure disegnate su misura per ogni persona. Anche e soprattutto in tempi di Covid.19. "L'apparato respiratorio rappresenta un target fondamentale quando si parla di Covid-19 e di persone con Bpco", spiega Francesco Blasi, ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio all'univeristà di Milano. "Dall'esperienza che abbiamo vissuto, in ogni modo, pare proprio che i pazienti non avrebbero un maggior rischio di ammalarsi in forma grave: forse il fatto di seguire le terapie, visto che si tratta di una malattia cronica, potrebbe risultare protettivo nei confronti delle forme più gravi dell'infezione. Questa sensazione è stata confermata anche dai dati su circa 3000 pazienti deceduti resi noti dall'Istituto Superiore di Sanità".

L'importante, quindi, come accade per la pressione arteriosa, è seguire le cure e, dal punto di vista del medico, personalizzare il trattamento anche al fine di ridurre il rischio di aggravamenti che possono complicare il benessere non ottimale dell'apparato respiratorio, ovvero le riacutizzazioni. Sono queste il pericolo da contrastare. La parola d'ordine in termine di prevenzione e trattamento per la Bpco, in ogni caso, è dire addio alla sigaretta. "Il fumo rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di una patologia che raccoglie le caratteristiche di bronchite cronica ed enfisema polmonare. Se nelle forme meno gravi, caratterizzate da un limitato rischio di esacerbazioni, cioè di aggravamenti acuti della cronicità, il medico può indicare l'associazione farmaci ad azione antinfiammatoria e broncodilatatrice, nei pazienti che presentano quadri complessi, nell'ottica della personalizzazione della terapia, si potrebbe anche puntare su trattamenti più intensi, con tre medicinali ad attività combinata", spiega ancora l'esperto.

Grazie a questo approccio, come conferma lo studio Impact , si può ridurre il rischio di morte per tutte le cause. Il corpo infatti ha bisogno di ossigeno e se questo non è disponibile, come nel caso delle forme più serie, sono a rischio anche il cuore, l'albero circolatorio e altri distretti. "Ricordate però che i malati non sono tutti uguali", avverte il professor Blasi. "La cronicità della Bpco mina nel tempo la qualità di vita dei pazienti, gradualmente compromessa dal persistere dei sintomi tipici e, nella sua progressione, dalla comparsa di riacutizzazioni, fenomeni che colpiscono circa il 30 per cento dei malati. La mancata risoluzione della sintomatologia, unita alla bassa aderenza e alla comparsa di riacutizzazioni, porta nel tempo i pazienti ad adottare un incremento della terapia".
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