Se la voce è un problema
Cura e riabilitazione, il ruolo del logopedista
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«Lo scorso 6 marzo si è celebrata la Giornata Europea della Logopedia con uno slogan che recitava “For all ages of life”. Il logopedista, infatti, è la professione sanitaria che si occupa della prevenzione e riabilitazione delle patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica, ovvero di tutte le patologie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto e degli handicap comunicativi». A specificarlo è il dottor Valerio Leonetti, logopedista dell’Aou di Cagliari e presidente della Commissione d’Albo dei Logopedisti di Cagliari e Oristano, nel corso dell’ultima puntata di “15 minuti con…” il talk di approfondimento sulla salute dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, in collaborazione con il gruppo Unione Sarda, condotto dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’Aou.
«Nella nostra équipe», prosegue Leonetti, «sono presenti quattro logopedisti che lavorano su due servizi: il reparto di ORL del Policlinico D. Casula e l’Audiofoniatria c/o l’Ospedale San Giovanni di Dio, sotto la direzione del Professor Roberto Puxeddu. Gli ambiti di intervento sono la riabilitazione di sordità, disfagie, disartrie e disfonie. Per quanto riguarda le sordità, i bambini, dopo aver ricevuto la diagnosi precoce grazie allo screening audiologico neonatale, vengono indirizzati verso il Servizio di audiofoniatria, la cui responsabile è la dottoressa Cristina Calabrò, per avviare una precoce protesizzazione e un immediato avvio alla logopedia, già a partire dai 3 mesi».
«Tutto questo è possibile», evidenzia il medico, «solo grazie ad un’équipe multiprofessionale che comprende otorini, logopedisti, infermieri e audiometristi. A volte, in base al tipo e al grado di sordità, può esserci indicazione chirurgica all’impianto cocleare, una neuroprotesi in grado di restituire all’individuo la possibilità di fare esperienza acustica. Attenzione però, “esperienza acustica” significa “udito”, non “linguaggio”. Ecco quindi la necessità della logopedia, perché l’udito è solo uno dei sistemi attraverso cui il bambino arriva a sviluppare il linguaggio; il resto del lavoro deve farlo il suo cervello, non l’orecchio, assieme al supporto di tanti professionisti e, non ultimi, dei caregiver, fra i quali c’è anche la scuola. La legge, infatti, attraverso i GLO (Gruppi di Lavoro Operativi) riunisce due volte l’anno il dirigente scolastico, il corpo docenti, i professionisti sanitari che seguono il bambino, l’eventuale assistente all’autonomia e alla comunicazione e i genitori, per discutere degli obiettivi, delle difficoltà e delle proposte operative per ciascun bambino, in questo caso sordo».
«A tal proposito, vale la pena fare una precisazione di ordine lessicale», precisa Leonetti: «Si dice “sordo” o “ipoacusico” e non “sordomuto”, come previsto dalla Legge 95/2006. Nel reparto di ORL dell’AOU, inoltre, il logopedista si occupa anche della riabilitazione della disfagia dei pazienti post chirurgia oncologica testa-collo. Queste persone hanno importanti difficoltà nella deglutizione, e il logopedista è il professionista che si occupa di rieducare la muscolatura del viso, del cavo orale e della laringe per poter riprendere ad alimentarsi per bocca, ove possibile. Allo stesso modo si occupa di adattare le consistenze degli alimenti alle abilità deglutitorie del paziente, costruendo, assieme a tutti i professionisti del reparto, una dieta specifica, pensata ad hoc sul singolo. Un lavoro analogo viene svolto per le disartrie, cioè i disturbi di articolazione del linguaggio, dovuti (nel caso del reparto di ORL) a ricostruzioni chirurgiche. Ogni paziente affronta un percorso di riabilitazione con esercizi specifici per recuperare pattern motori persi a causa della riorganizzazione anatomica, o per apprenderne di nuovi che possano supplire agli stessi».
Luca Mirarchi