Nel Nuorese una situazione sanitaria complessa accentuata da due anni di pandemia e da una concezione della sanità ospedale-centrica oramai datata. Ma ci sono reparti che stanno cercando di sollevarsi, come la Cardiologia dell'ospedale San Francesco di Nuoro, che si sta rapidamente portando a livello di altre eccellenze presenti nell'isola e non solo. Malgrado difficoltà oggettive.

«Ma non è possibile addossare le colpe di questa crisi al territorio - spiega il dottor Mauro Pisano, direttore da qualche mese del reparto -. La difficoltà di trovare medici è un dato di fatto. Per risolvere questo problema i medici che escono dalle scuole di specializzazione devono rimanere in Sardegna. Non sempre accade e noi paghiamo questo “buco” formativo che dovrebbe terminare entro un anno circa. Quando entreranno nel sistema i nuovi specialisti che rinforzeranno organici oramai allo stremo. Gli ospedali che fanno formazione - continua Pisano - come la Cardiologia del San Francesco devono essere in grado di fornire standard formativi di alto livello. Questo mese ben sette specializzandi frequentano il nostro polo».

Con problematiche generali da sciogliere. «Come possono risolvere i problemi dell’utenza i medici di base se non hanno dei reparti ospedalieri pronti a risolvere i problemi più importanti? - si chiede Pisano -. Perché, dovrebbero accettare una sede disagiata?».

Quesiti che aspettano da tempo risposta. «Intanto lascerei degli slot predeterminati per i residenti in Sardegna nei corsi di laurea in Medicina - sottolinea Enrico Mura, assistente in cardiologia di Mauro Pisano -. Idem per le specializzazioni: ma investendo su chi rimane in Sardegna».

Nella Cardiologia di Nuoro, solo pochi mesi fa la situazione era disastrosa: a maggio si voleva ridimensionare il reparto e a giugno infatti erano rimasti solo 8 medici. Oggi sono 15. A breve aumenteranno ancora e si potrà iniziare a programmare. «Uno dei nostri sforzi sarà ottimizzare la collaborazione con gli altri reparti del San Francesco - aggiunge Pisano -. Il mantra è investire su ogni dirigente medico della struttura, che potrà diventare un riferimento per l’ospedale e per il territorio nel suo campo. A febbraio - ribadisce -, raddoppiando gli slot per la cardiologia pediatrica, apriremo al territorio con visite prenotabili dal Cup. Stiamo inoltre riaprendo gradualmente l’ambulatorio per le malattie rare, azzerando nel frattempo le visite in arretrato».

Ma c'è un'altra novità. «Nei primi mesi del 2023 al via il servizio di risonanza magnetica cardiaca», aggiunge Enrico Mura. Che si integrerà con dati confortanti: 120 ricoveri al mese e trend in crescita. Ma c'è di più: sono aumentati anche gli interventi di angioplastica. «Garantiamo circa 15-20 interventi di ablazione al mese per la cura delle aritmie - sottolinea Pisano - ripartendo anche con la chiusura delle auricole nella prevenzione dell’ictus». Ora la vera sfida: risolvere i problemi di integrazione con il territorio. «Per questo è necessario stringere un patto con la medicina di base e gli specialisti territoriali - interviene Mura -. Con l’utilizzo di percorsi assistenziali capillari nel territorio, l’ausilio della telemedicina e di algoritmi. In grado di prevedere in anticipo i pazienti che necessitano di una valutazione cardiologica».

L'obbiettivo finale è proprio la riduzione dei ricoveri di patologie come lo scompenso cardiaco dei pazienti più fragili, ottimizzando la loro gestione al di fuori dell'ospedale. Come accade nelle migliori realtà. Il progetto sarà operativo nelle prossime settimane.

«La cosa importante - conclude Pisano - è che ora tutto il territorio può contare su un reparto Cardiologia dove si può essere curati bene e con qualità. E non è certamente poco, dopo mesi di grande incertezza».

Argentino Tellini

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