Sono di colore rosato oppure marrone chiaro, più o meno piccoli. Vengono classificati come congeniti se presenti fin dalla nascita o se si manifestano entro il secondo anno di vita di una persona. Si tratta dei nei, talvolta oggetto di trasformazione in melanomi, tipici tumori maligni della pelle.

I dati diffusi dall’Istituto Superiore della Sanità raccontano che questa patologia colpisce prevalentemente i soggetti di età compresa tra i 30 e i 60 anni e che la mortalità nazionale per melanoma cutaneo (che riguarda soprattutto il tronco e raramente testa e collo, con una crescita di episodi a livello di gambe per quanto riguarda le femmine) registrata nelle regioni meridionali è, per entrambi i sessi, la metà di quella rilevata nelle regioni settentrionali.

Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Associazione Italiana Registro Tumori relativi al 2022, si stimano circa 7.000 nuovi casi in Italia tra gli uomini e 5.700 tra le donne, con un’incidenza raddoppiata in maniera preoccupante nell’arco dell’ultimo decennio. Meno recenti i numeri a livello europeo: tra il 1980 e il 2000 i nuovi casi sono cresciuti al ritmo del 4-8% all’anno.

La nascita e la carta d’identità

I nei sono classificati in base alla zona di localizzazione e sono suddivisi principalmente in intradermici, giunzionali e composti. I primi sono tipici dell’età adulta, hanno un colore carne viva o marrone chiaro e si presentano lievemente sollevati sulla superficie della pelle. I nei giunzionali tendono invece a comparire durante l’infanzia, sono di colore marrone o nerastro in maniera uniforme, piani rispetto alla superficie cutanea. Le caratteristiche di entrambi sono peculiari dei nei composti. Il cambiamento dell’aspetto di un neo o la comparsa di uno nuovo sono il principale campanello d’allarme rispetto all’insorgenza di un melanoma.

Il quale, infatti, si origina dai melanociti che costituiscono i nei (detti anche “nevi”), la cute e le mucose; in diversi casi, il melanoma si manifesta anche ex-novo, ovvero su una zona della pelle priva di nei. Si sviluppa in quattro stadi, classificati da I a IV: a diffusione superficiale, lentigo maligna melanoma, melanoma lentigginoso acrale e, infine, melanoma nodulare. Quest’ultimo, a differenza dei primi tre, si presenta fin da subito come un nodulo invasivo in profondità e non in superficie, che cresce anche in estensione. In linea generale, l’insorgenza del melanoma è fortemente associata all’esposizione eccessiva alle radiazioni ultraviolette, soprattutto se intensa e intermittente.

L’autoesame e la visita medica

I controlli periodici di prevenzione effettuati da un dermatologo, e prima ancora un autoesame allo specchio, sono quindi fondamentali. Le caratteristiche di un neo che possono indicare la degenerazione in melanoma sono riassunte nella regola ABCDE. La vocale A sta per asimmetria e riguarda la forma, in quanto il neo solitamente è circolare o comunque tondeggiante e non irregolare come il melanoma; lo stesso discorso vale per i bordi (B), nel caso in cui appaiano irregolari e indistinti. Un altro segnale è il cambiamento del colore (C), laddove presenti sfumature diverse all’interno del neo stesso. Se quest’ultimo ha modificato le proprie dimensioni (D) in larghezza e spessore, bisogna insospettirsi. Analogo concetto per quanto riguarda la sua evoluzione (E), che solitamente avviene in tempi rapidi o comunque brevi. Altri campanelli d’allarme sono il sanguinamento del neo, il fatto che porti prurito oppure se è circondato da un’area arrossata. I dermatologi, il ministero della Salute e l’Airc raccomandano dunque di sottoporsi a controlli periodici almeno ogni 24 mesi, salvo diverse indicazioni da parte dello specialista. A livello di prevenzione, è fondamentale esporsi al sole in maniera moderata fin dalla tenera età, evitando le ore più calde del giorno (dalle 11 alle 16); una raccomandazione che vale quindi soprattutto per i bambini, che hanno ovviamente anche la pelle più delicata rispetto agli adulti. Non bisogna dimenticare infatti che spesso i danni a livello di pelle si manifestano non nell’immediato ma a distanza anche di anni.

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In caso di tumori cutanei sono necessari approfondimenti mirati e trattamenti

La prevenzione è, anche per quanto riguarda i nei, fondamentale. In linea generale, medici e dermatologi consigliano ai cittadini di sottoporsi a una visita specialistica almeno una volta ogni due anni. Ovviamente, si tratta di un tempo molto soggettivo che può ridursi nel caso in cui il paziente presenti nei "a rischio" o una tipologia di pelle particolarmente delicata: ne sono un esempio i fototipi 1 e 2 che presentano una pelle molto chiara (spesso anche con lentiggini) e che devono spalmare sempre una fotoprotezione rispettivamente elevata e alta prima di ogni esposizione al sole. In questi casi specifici, il dermatologo può consigliare una visita annua o, addirittura, ogni sei mesi. L'appuntamento in uno studio specialistico è utile per diagnosticare e trattare anche patologie cutanee come eczema, psoriasi, acne, vitiligine e  dermatite.

Dalla diagnosi alla terapia

Come avviene l'esame dermatologico? Durante la prima fase, il medico esegue l'anamnesi del paziente basata sulle informazioni relative al suo stato di salute e al suo stile di vita, senza dimenticare gli aspetti legati a fattori ereditari o recidivi che ovviamente incidono. Successivamente, il dermatologo esamina la pelle e le eventuali manifestazioni cutanee che hanno spinto la persona a sottoporsi alla visita medica. I motivi che inducono un individuo a prenotare un appuntamento dal dermatologo sono infatti sostanzialmente due: come prevenzione oppure perché ha rilevato una situazione anomala e sospetta su una zona della pelle. Durante questa seconda fase della visita, il medico si avvale del dermatoscopio, un apposito strumento dotato di un microscopio a epiluminescenza. Si tratta di una procedura totalmente indolore, che però permette al dermatologo di visualizzare gli aspetti cosiddetti "interni" del neo, che di fatto non sono visibili a occhio nudo. L'obiettivo è di visualizzare l'eventuale sviluppo di un melanoma nelle sue fasi iniziali. Nel corso della visita, viene eseguita anche una mappatura dei nei, i quali vengono fotografati in modo che le immagini possano essere confrontate con quelle che si andranno a scattare durante le visite successive, rilevando eventuali cambiamenti. Anche questo passaggio consente di rilevare precocemente una lesione maligna della pelle e di procedere in maniera tempestiva all'asportazione chirurgica e al relativo esame istologico. Tramite quest'ultimo, si conosce la "natura" del neo e, in caso di degenerazione in melanoma, la stadiazione locale del tumore, la sua aggressività e la sua capacità di diffusione. Il melanoma è suddiviso in stadi utilizzando i numeri romani - da 0 a IV - che indicano un rischio più elevato all'interno di ogni stadio: nella fattispecie, il melanoma allo stadio I e II non presenta metastasi, allo stadio III sono presenti metastasi ai linfonodi regionali, mentre lo stadio IV, il più grave, indica che le metastasi sono presenti a distanza. Per confermare la stadiazione del melanoma possono essere necessari esami strumentali come ecografia, radiografia, Tac e Pet, funzionali anche a stabilire il tipo di trattamento medico da eseguire. Fatti questi controlli, ci si orienta verso il trattamento principale dei melanomi, ossia l'asportazione chirurgica della lesione tumorale, alla quale anche in questo caso fa seguito l'esame istologico. Solo a quadro definito è possibile stabilire l'eventuale terapia medica, che può sfociare anche nella radioterapia oppure nella chemioterapia.

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Classificazione: come il fototipo può parlare di noi

Le persone con fototipo 1 hanno la carnagione color bianco latte, gli occhi azzurri e i capelli rossi. Devono avere sempre una fotoprotezione elevata. La crema solare con fattore alto (+50) è invece caldamente consigliata per i soggetti con fototipo 2 che presentano la pelle chiara, gli occhi azzurri (o verdi), i capelli chiari. Chi invece ha la pelle chiara ma i capelli e gli occhi castani - fototipo 3 - può iniziare con una fotoprotezione medio-alta per poi diminuire gradualmente il fattore di protezione con il passare dei giorni. La pelle olivastra, gli occhi scuri e i capelli bruni caratterizzano il fototipo 4, che può iniziare una prima esposizione al sole con una protezione media per poi diminuire gradualmente nei giorni successivi. La fotoprotezione bassa è invece indicata per i fototipi 5 e 6, che hanno rispettivamente la pelle olivastra, gli occhi scuri e i capelli neri oppure pelle, occhi e capelli scuri. Sono questi i dati che orientano la scelta all'acquisto della crema solare più indicata, prodotto dunque estremamente soggettivo. Si consiglia, soprattutto per i bambini, di scegliere un tipo resistente all'acqua: questo tuttavia non deve esimere dall'applicazione ogni due ore e comunque dopo ogni bagno. In generale, va ricordato che l'esposizione al sole aumenta la produzione di melanina andando a stimolare la crescita di nuovi nei o modificando quelli già esistenti (con il rischio che, con il passare degli anni, si trasformino in melanomi). Fondamentale dunque l'utilizzo della crema solare e la non esposizione nelle ore centrali - dalle 11 alle 16, indicativamente - alla luce diretta. Un consiglio, quest'ultimo, trasversale a ogni età e fototipo, con un occhio di riguardo per i bambini. 

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