Le nostre case sono piene di medicine. A volte rimangono per anni chiuse in un armadietto. Poi, inevitabilmente, scadono. La stessa cosa accade anche nelle farmacie e nelle aziende distributrici. E, a quel punto, cosa si fa? Il problema dei rifiuti farmaceutici pone anche una questione ambientale e di sostenibilità. Per questo nel 1980 è nata Assinde, costituita da Farmindustria, Federfarma, Assofarm, A.D.F. e Federfarma Servizi, per gestire operativamente l’Accordo per l’indennizzo e lo smaltimento dei resi medicinali etici siglato nello stesso anno.

L’accordo prevede che le confezioni medicinali dispensabili con prescrizione medica di aziende farmaceutiche aderenti ad Assinde, se divenute invendibili presso la farmacia o l’azienda distributrice, siano indennizzate proprio tramite Assinde. L’accordo fissa le condizioni di indennizzabilità (scadenza, ritiro straordinario dal mercato o danneggiamento) e i criteri di determinazione dell’indennizzo. I costi di certificazione e di smaltimento delle confezioni indennizzabili sono addebitati all’azienda farmaceutica che si fa carico dell’indennizzo. Le spese di conferimento ad Assinde dei resi di tranche sono a totale carico della farmacia o dell’azienda distributrice mittente, così come i costi di certificazione e smaltimento dei medicinali e degli altri prodotti non indennizzabili da Assinde.

L’Italia è stato il primo Paese d’Europa a disporre di un sistema di ritiro e smaltimento dei resi farmaceutici integrale e gestito direttamente dagli operatori del settore. Sulla base di valori quali trasparenza, innovazione ed efficienza, Assinde cura il ritiro, lo stoccaggio, la certificazione, lo smaltimento e l’indennizzo dei medicinali scaduti o invenduti e degli altri prodotti ad uso umano o veterinario non più vendibili. L’iniziativa a vantaggio dell’intera collettività: Assinde garantisce che lo smaltimento dei farmaci scaduti o inutilizzabili e degli altri rifiuti che le vengono affidati è effettuato nel modo più sicuro e nel rispetto dell’ambiente e di tutte le altre norme di riferimento.

Ma se invece i farmaci scaduti li abbiamo nelle nostre case? Niente paura, anche per questo c’è una soluzione. Assolutamente non vanno gettati nella raccolta indifferenziata, anche perché i residui di farmaci raggiungono gli impianti di depurazione, le acque superficiali, le acque potabili e di falda. Le molecole dei farmaci sono difficilmente degradabili e persistono a lungo. Per questo motivo, i contenitori appositi dedicati a questo tipo di raccolta si possono trovare nelle Piattaforme Ecologiche, ma anche sul territorio, spesso nei pressi delle farmacie. È necessario però fare una precisazione: nei box dei farmaci scaduti si possono mettere solo il medicinale e la sua confezione primaria, cioè quella a diretto contatto con il farmaco, come il flacone o la bustina. Tutti gli imballaggi esterni o vuoti, invece, sono composti da materiale differenziabile, e come tali vanno buttati. Per esempio, scatole esterne e bugiardini vanno gettati nella carta e i flaconi vuoti nel vetro.

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