Con oltre 650 milioni di casi nel 2016 (il 13% della popolazione adulta) e una prevalenza triplicata in quarant’anni secondo l'OMS, l’obesità costituisce un serio problema di salute pubblica: infatti, anni di ricerca hanno dimostrato che un accumulo eccessivo di grasso aumenta il rischio di mortalità e di sviluppare malattie come il diabete, le cardiopatie e alcuni tumori, con ripercussioni negative sul sistema economico-sanitario.

Il quadro è ancora più allarmante se si considerano anche i casi di sovrappeso - l’anticamera dell’obesità - che nel 2016 ammontavano a più di 1,9 miliardi (il 39% della popolazione adulta) sempre secondo l'OMS.

I fattori coinvolti nel suo sviluppo sono molteplici, alcuni dimostrati, come la dieta e lo stile di vita, altri ancora dibattuti; tra questi l’olfatto, il cui deficit (iposmia) potrebbe favorire il sovrappeso e l'obesità, stando ad alcuni studi e ipotesi del passato.

Per chiarire questa possibile relazione, la professoressa Fernanda Velluzzi (Dipartimento di scienze mediche e salute pubblica) e altri studiosi dell’Università di Cagliari hanno condotto una ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati di recente su Nutrients.

Allo studio hanno preso parte 70 pazienti del Centro obesità dell’Ospedale San Giovanni di Dio (23 in sovrappeso e 47 obesi) e 65 soggetti normopeso, sottoposti allo Sniffin’ sticks test per valutare la funzione olfattiva e dunque la sensibilità agli odori.

Analizzando i punteggi dei test, i ricercatori hanno constatato che i partecipanti con problemi di peso avevano un olfatto meno sensibile rispetto agli altri: infatti la loro abilità di distinguere e identificare gli odori (sensibilità specifica) era inferiore, presumibilmente a causa di squilibri ormonali.

Considerata la funzione olfattiva di guidare le scelte alimentari (in parole povere, cosa e quanto mangiare) è possibile che nei soggetti con questi deficit scattino dei meccanismi di compensazione che portano a consumare alimenti più saporiti (ma anche più ricchi di sale, grassi saturi e zuccheri) e ad aumentare le porzioni per raggiungere la sazietà, con effetti deleteri sul peso; cosa che invece non accadrebbe in coloro che percepiscono bene gli odori, capaci di seguire una dieta più bilanciata e mantenersi in forma.

Inoltre, per la prima volta, nelle valutazioni è stato tenuto conto anche del sesso, oltre che della gravità del sovrappeso, evidenziando come nelle donne obese la soglia olfattiva sia più alta (cioè, sono meno sensibili agli odori in generale) rispetto alla controparte maschile.

Benché lontani dall’essere conclusivi, questi dati aiutano a fare luce sulla relazione tra olfatto e obesità, gettando le basi per studi più approfonditi, anche e soprattutto nell’ottica di trovare nuove terapie. Non resta che attendere gli sviluppi di ulteriori approfondimenti scientifici.

Jessica Zanza

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Radioterapia, decisivi i macchinari ultramoderni

Prendere la mira. Con estrema precisione. E con l’azione voluta. Anche quando l’obiettivo si sposta, in modo magari impercettibile. Sono questi gli obiettivi delle più moderne strumentazioni per radioterapia, una delle armi più importanti nella sfida ai tumori insieme alla chirurgia, alla chemioterapia e all’immunoterapia. «Grazie alla tecnologia siamo in grado di “modellare” esattamente l’intensità delle radiazioni che vogliamo indirizzare sulla lesione, in base al numero di sedute previste e alla loro durata, e soprattutto possiamo anche intercettare eventuali minimi “spostamenti” dei bersagli del trattamento, preservando al massimo gli organi vicini – spiega Gian Carlo Mattiucci, direttore della UOC di Radioterapia Oncologica del Mater Olbia Hospital e docente all’Università Cattolica di Roma. Grazie a questi approcci si può non solo modulare, in base alle fisiologiche variazioni anatomiche giornaliere, l’efficacia del trattamento, ma anche limitare il possibile rischio di effetti collaterali legati all’irradiazione degli organi sani circostanti». L’importante, insomma, è utilizzare al meglio e con fini ben precisi le “radiazioni che curano”. Mediamente questo approccio entra in circa il 70% delle terapie antitumorali e può essere d’aiuto per chi affronta il cancro con diverse finalità. In certi casi si punta alla completa guarigione, in altri alla cronicizzazione della patologia e quindi al suo controllo, associata o meno con altri approcci. «La radioterapia, è fondamentale nel trattamento di diverse forme tumorali – sottolinea Mattiucci. Ad esempio, già al momento della prima diagnosi, in associazione alla chemioterapia può essere impiegata per i tumori del retto al fine di ridurre la lesione e renderla così più facilmente operabile. Nel tumore della prostata può controllare la patologia assieme alla terapia ormonale, per i tumori di laringe e faringe non operabili l’associazione radio-chemioterapia può consentire un approccio curativo preservando la funzionalità d’organo ed evitando una chirurgia demolitiva».

Federico Mereta

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Cancro, il Piano europeo

Più prevenzione, parità di accesso ai trattamenti in tutta Europa, appalti congiunti contro la carenza di farmaci antitumorali. L'Europarlamento ha approvato il Piano contro il cancro, per agire contro una malattia che, secondo Eurostat, fa 1,3 milioni di morti, oltre un quarto del totale dei decessi nell'Unione.

Il Piano della Commissione Ue ha visto la luce l'anno scorso e non ha precedenti per quantità di iniziative e bilancio: 10 azioni "faro" e 32 di supporto da dispiegare nei prossimi anni lungo gli assi della prevenzione, diagnosi precoce, trattamento, e qualità della vita per chi sconfigge la malattia.

Le risorse saranno assicurate da un flusso da 4 miliardi di euro che arriverà da diversi strumenti, dal nuovo programma EU4Health ai fondi per la ricerca di Orizzonte Europa, fino al budget per l'Europa digitale. Rispetto alla proposta dell'Esecutivo Ue, gli eurodeputati chiedono di fare di più sui fattori di rischio ambientali, legati allo stile di vita e alle condizioni di lavoro. Vogliono che l'Unione si impegni a garantire un migliore accesso all'assistenza sanitaria e alle sperimentazioni cliniche per i pazienti oncologici dei Ventisette, con parità di condizioni nei diversi Paesi, anche grazie all'istituzione di un sistema transfrontaliero di rimborsi.

Poi ci sono le lezioni del Covid. La pandemia ha ritardato l'adozione del Piano Ue, così come le azioni di contrasto sul terreno, "i trattamenti, gli screening e la diagnosi precoce" per tutti i cittadini, ha ricordato la Commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides nel dibattito a Strasburgo. Sulla scorta dell'esperienza della pandemia, i deputati sostengono la creazione di una riserva strategica Ue di medicinali antitumorali essenziali, e procedure di appalto congiunte per l'acquisto di farmaci e trattamenti oncologici per tumori rari, infantili e nuovi. Tra le altre proposte, l'Europarlamento vuole assicurare ai pazienti il "diritto all'oblio", in base al quale gli assicuratori e le banche non dovrebbero tenere conto della storia clinica delle persone affette da cancro, dopo 10 anni dalla fine del trattamento.

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