«La Febbre del Nilo (West Nile Fever Disease), presente in Italia dal 2008, è una malattia dovuta all’RNA virus West Nile, della famiglia dei Flaviviridae», spiega il dottor Ferdinando Coghe, direttore del Laboratorio analisi del Duilio Casula e direttore sanitario dell’Aou di Cagliari, durante “15 minuti con…”, il talk di approfondimento sulla salute dell’Azienda ospedaliero-universitaria.

«L’incubazione varia da 2 a 14 giorni dalla puntura e nei soggetti con deficit immunitario anche 21 giorni. Di norma gli infetti sono asintomatici e circa il 20% dei soggetti con sintomi li ha leggeri e di durata variabile, da pochi giorni a qualche settimana, con febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee. Nei bambini febbre leggera; nei giovani febbre mediamente alta con congiuntivite, cefalea e dolori muscolari; negli anziani e nelle persone debilitate i sintomi possono essere più gravi. Meno dell’1% delle persone infette (una su 150), ha sintomi più gravi, con febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, paralisi e coma; possono permanere manifestazioni neurologiche e le forme più gravi, circa una su mille, determinano un’encefalite letale».

«L’incremento dei casi da giugno 2022», continua Coghe, nel corso del programma condotto dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’Aou, «è imputabile ai cambiamenti climatici, alla globalizzazione e agli spostamenti internazionali, che hanno ampliato la distribuzione di specie di zanzara invasive, oltre alla “zanzara comune” o “zanzara notturna” già presente sul territorio e responsabile della trasmissione del WNV. Da giugno a ottobre 2022, in Italia sono stati 566 i casi di WNVD umani, di cui 285 forme neuro-invasive e 22 decessi, con 9 casi in Sardegna. In varie regioni, tra cui la Sardegna, in 126 uccelli delle specie bersaglio (gazza, cornacchia grigia, ghiandaia) il sequenziamento NGS ha definito il ceppo virale all’interno del Lineage 2.

«Il Lineage 1 è stato trovato nei virus circolanti in altre province. Stesso risultato negli uccelli selvatici e con la sorveglianza entomologica, fatte in contemporanea. Negli allevamenti avicoli, il virus è stato individuato solo in provincia di Crotone».

«In Italia», prosegue il medico, «è attivo il Piano nazionale integrato di prevenzione, sorveglianza e risposta al WNV e le Regioni, in autonomia, adottano misure per la sorveglianza epidemiologica e di laboratorio sul territorio di propria competenza e trasmettono i dati all’ISS e al Ministero della Salute. Al momento non esiste un vaccino; la prevenzione consiste nella riduzione dell’esposizione alle punture di zanzare, usando repellenti, zanzariere alle finestre, indumenti adeguati quando si è all’aperto, svuotando i contenitori con acqua stagnante, cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, svuotando le piscinette per i bambini».

«La diagnosi clinica va confermata con specifici test di laboratorio», aggiunge Coghe: «Per la ricerca del WND nel sangue o negli organi bersaglio sono in uso tecniche di biologia molecolare (RT-PCR e PCR-Real time) e isolamento virale, IFA diretta e immunoistochimica su tessuti; per la ricerca indiretta, si fa ricorso a test ELISA o immunometrici, per la ricerca di anticorpi IgG e IgM contro il virus. Recentemente, nel laboratorio dell’AOU di Cagliari abbiamo testato un metodo RealTime PCR su tampone rinofaringeo, in un paziente con sospetta neuro encefalite da WNV non eleggibie alle procedure di prelievo di liquor. Questo metodo, finora mai utilizzato o descritto in letteratura, ha dimostrato la presenza di 300 coppie virali/ml contro le 40 coppie/ml riscontrate nel siero dello stesso paziente. Tale risultato ci indica che il metodo in futuro potrà essere utilizzato nei casi in cui non è possibile eseguire la rachicentesi, come nei pazienti trattati con anticoagulanti».

Luca Mirarchi

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