La recente pandemia ha evidenziato quanto possa rivelarsi complicato contrastare e contenere il diffondersi delle malattie infettive. Questo gruppo di patologie è talmente vasto da poter sembrare quasi sconfinato, ma ha dei minimi comuni denominatori. L’Istituto Superiore di Sanità definisce questo tipo di affezione come “una patologia causata da agenti microbici che entrano in contatto con un individuo, si riproducono e provocano un’alterazione funzionale: la malattia è quindi il risultato della complessa interazione tra il sistema immunitario e l’organismo estraneo”.

A innescare la patologia possono essere germi di vario tipo, principalmente virus, batteri e funghi.

Dalla varicella al tetano

Come accennato, l’elenco delle malattie infettive è lunghissimo. Si va dall’influenza stagionale all’Aids, dalle classiche patologie esantematiche infantili (morbillo, rosolia, varicella) a quelle tropicali come l’Ebola o la febbre West Nile. Oltre ad avere sintomi e gradi di gravità assai differenti, le malattie infettive hanno anche modalità diverse di diffusione. Alcune passano da una persona all’altra con molta facilità. Altre, invece, non sono contagiose, cioè la trasmissione richiede l’intervento di appositi vettori o di particolari circostanze: un esempio in tal senso è il tetano.

Doppia strategia

Sono due le principali strategie di prevenzione. La prima agisce limitando il rischio di esposizione per contatto e chiama in causa alcuni semplici comportamenti quotidiani divenuti dei “tormentoni” durante il periodo della pandemia: lavarsi di frequente le mani; evitare di condividere oggetti personali; non restare vicini ad altre persone quando si presentano i sintomi.

La seconda linea di prevenzione mira invece alla riduzione della suscettibilità attraverso la vaccinazione o la profilassi. Come spiega l’Iss, i vaccini “inducono una risposta immunitaria che permette all’organismo di riconoscere immediatamente il germe, rendendolo incapace di provocare la malattia”. In pratica, l’inoculazione di virus o batteri o parte di essi opportunamente trattati induce una risposta immunitaria durevole, senza però causare il disturbo.

Per diverse patologie la protezione del singolo si accompagna a quella collettiva, raggiungendo quella che viene definita immunità di gruppo.

Sistema immunitario

Non va infine sottovalutata l’importanza di un sistema immunitario forte. Ciò si può ottenere seguendo uno stile di vita sano, con una dieta varia, limitando l’assunzione di alcolici ed eliminando il fumo. Aiuta anche svolgere con regolarità attività fisica, mantenendo nella norma il proprio peso corporeo e riposando a sufficienza.

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Massima attenzione contro il morbillo: puntini sulla pelle e sintomi influenzali sono i primi segnali

Il morbillo è tra le malattie infettive esantematiche più diffuse e contagiose. Questa famiglia è caratterizzata dalla presenza di un “esantema”, ovvero un’irritazione della pelle sotto forma di arrossamento, ispessimento o vescicola, ed è particolarmente diffusa tra i bambini: nel caso del morbillo, viene colpita soprattutto la fascia tra uno e tre anni. Non di rado, tuttavia, vengono contagiati anche gli adulti.

Come riconoscerlo

Diffuso in tutto il mondo, il morbillo in genere non causa sintomi particolarmente gravi. Provoca principalmente un’eruzione cutanea, generando dei puntini rossi che partono da ascelle e inguine per poi diffondersi in tutto il corpo.

Contemporaneamente nel paziente emergono sintomi molto simili a quelli di raffreddore e influenza, come tosse secca, naso che cola e congiuntivite, insieme ad una febbre via via sempre più alta (anche a 40°C). In genere il morbillo si prolunga per 10-20 giorni.

Il trattamento

Sebbene si possano trattare gli effetti di questo disturbo con appositi medicinali, mettendo in atto una cosiddetta terapia sintomatica, non esiste una cura specifica per il morbillo.

Ben vengano il paracetamolo per abbassare la febbre, gli sciroppi per calmare la tosse e apposite gocce per gli occhi. La malattia, nel frattempo, farà il proprio corso fino a scomparire del tutto. Contestualmente è bene rimanere a riposo, assumendo un’alimentazione liquida - a base ad esempio di tè, brodo e verdura - in particolare nei giorni di febbre. Occorre poi rispettare un periodo di almeno 15 giorni di convalescenza, in cui evitare sforzi, viaggi e l’esposizione alle basse temperature.

Trasmissione per via aerea

Di norma la comparsa del morbillo provoca un certo scompiglio all’interno di famiglie e classi scolastiche a causa della sua contagiosità. Si tratta, infatti, di una delle malattie più facilmente trasmissibili. Il contagio avviene tramite le secrezioni nasali e faringee, che le vie aeree intercettano tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce.

Lunga incubazione

Il periodo di incubazione del morbillo, ovvero il lasso di tempo tra la penetrazione del virus e la comparsa dei primi sintomi, è di circa 10 giorni. La contagiosità si prolunga, invece, fino a 4-5 giorni dopo la comparsa delle eruzioni cutanee e raggiunge il picco massimo 3-4 giorni prima, quando si intensificano i sintomi simil-influenzali.

La vaccinazione

Un ottimo modo di prevenire il morbillo è la vaccinazione. La soluzione contro questa malattia appartiene ai vaccini vivi attenuati ed esiste sotto forma di un complesso vaccinale contro morbillo, parotite e rosolia (Mpr). Il consiglio degli esperti è di somministrare una prima dose preferibilmente tra i 12 e i 15 mesi di età; la seconda dose, invece, attorno ai 5-6 anni. Fino al nono mese, al contrario, il neonato può essere considerato protetto dagli anticorpi che gli vengono dalla madre nel caso in cui questa sia immunizzata. La durata della copertura, tuttavia, è minore se la madre è immunizzata da un vaccino e non dal morbillo stesso.

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Quarta, quinta e sesta malattia: da trattare con l’aiuto del medico

Oltre ai più conosciuti morbillo, varicella e rosolia, esiste una serie di disturbi esantematici meno noti e denominati secondo l’ordine in cui vennero individuati: quarta, quinta e sesta malattia. Spesso molto contagiose, riguardano in primis i bambini, ma fortunatamente non presentano sintomi troppo gravi e sono facilmente trattabili con l’aiuto del proprio medico.

Tutti i segnali

La quarta malattia è provocata dallo Streptococco beta-emolico di gruppo A, un batterio che può colpire anche in gravidanza. Molti scienziati la ritengono una forma attenuata di scarlattina, con febbre, gola irritata e piccolissimi puntini rossi in rilievo, molto vicini tra loro. Di norma questi riguardano solo inguine e glutei, ma talvolta possono anche estendersi al viso. Raramente la patologia può provocare complicazioni reumatiche oppure disturbi a carico dei reni; di solito si esaurisce nel giro di circa 7-10 giorni e viene trattata con una specifica cura antibiotica. Ad ogni modo gli esperti suggeriscono di effettuare un esame delle urine per accertare che le funzionalità di questi organi siano tornate ottimali. La quinta malattia è, invece, causata dal Parvovirus B19. Si trasmette attraverso il contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto oppure tramite goccioline respiratorie emesse con tosse e starnuti. I più colpiti sono i bimbi tra i cinque e i dieci anni di età, specie in primavera. La fase esantematica si presenta senza essere anticipata da altri disturbi, con chiazze rosse e calde sulle guance, mentre il resto del volto resta pallido. In seguito queste tendono ad estendersi anche a tronco, braccia e gambe. Infine, la sesta malattia è provocata dall’Herpes virus 6 e colpisce tra i sei mesi e i due anni di vita. Trasmissibile attraverso la saliva e il muco, inizia con la febbre e scompare in appena tre giorni, lasciando il posto a macchie rosa pallido  e gola rossa. La cura, in questo caso, prevede il trattamento dei sintomi.

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