Non perdete la speranza. Per diverse malattie psichiatriche, prima tra tutte la depressione, guarire è un obiettivo raggiungibile. Con un però. Bisogna prestare attenzione al "treatment gap", ovvero la "distanza" che tuttora esiste fra ciò che potrebbe essere fatto e ciò che realmente si fa per la cura dei disturbi mentali, inclusi quelli più comuni nella popolazione generale (disturbi depressivi e disturbi d'ansia). A ricordarlo sono gli esperti della Società Italiana di Psichiatria riuniti a Torino per il congresso nazionale, partendo dai dati di un grande e recentissimo studio internazionale condotto dall'Oms sulla diffusione il trattamento dei disturbi mentali in 21 Paesi. La ricerca indica che solo il 23 per cento delle persone affette da depressione maggiore nei paesi ad alto reddito (e solo il 2 per cento in quelli a basso reddito) riceve un trattamento rispondente a criteri minimi di adeguatezza dal punto di vista delle evidenze scientifiche di efficacia.

Cure adeguate - In questo studio viene stimato che in Italia soffra di depressione maggiore circa il 3 per cento della popolazione generale. Circa la metà di queste persone non aveva percepito la propria depressione come una patologia da curare e, considerando solo coloro che avevano richiesto di essere curati, il 43 per cento del campione risultava aver avuto una cura adeguata. Sintesi finale: in Italia su 100 persone affette da depressione alla fine solo il 17 per cento riceve una cura adeguata, quindi 5 punti in meno rispetto a quanto riscontrata negli altri Paesi ad alto reddito. "Questi dati - spiega Bernardo Carpiniello presidente Sip e direttore della cattedra di psichiatria all'università di Cagliari - fanno emergere il vero dato chiave, cioè che ancora oggi una percentuale molto alta di persone non ricorre alle cure perché la depressione non viene percepita, anche quando evidente, come patologia da curare. Non solo. Anche quando ci si rende conto del bisogno di essere aiutati, spesso non si ricevono le cure giuste per il caso, col risultato finale che solo una esigua minoranza di persone che avrebbero bisogno di cure le riceve nei modi corretti. Questo dato fa rabbia, perché oggi la depressione maggiore può essere guarita nel 70 per cento dei casi. Guarigione è un termine che non si usa mai con leggerezza, ma in questo caso possiamo farlo senza timore".

Stati d'ansia - Ovviamente non si deve parlare esclusivamente di depressione. Anche gli stati d'ansia, quando si mantengono nel tempo e non assumono le caratteristiche di una risposta a un evento esterno, vanno affrontati con grade attenzione. Eppure anche in questo caso, come ribadiscono gli esperti, la cura spesso non è esattamente quella di cui la persona avrebbe bisogno. Esiste ancora un'oggettiva difficoltà a farsi "riconoscere" come pazienti di natura psichiatrica e questo è un fattore di grande difficoltà per la corretta diagnosi e il trattamento. "Analoghi risultati - ribadisce Claudio Mencacci, past president della Sip e direttore del dipartimento di Neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano - sono stati riscontrati nello studio dell'Oms che ha riguardato i disturbi d'ansia (che nel nostro paese colpiscono in un anno il 6.5 per cento della popolazione generale), per i quali appena il 30 per cento riceve una qualche forma di trattamento, e solo il 9 per cento una cura considerabile come adeguata. Bisogna far sì che la popolazione superi la paura di essere stigmatizzata".

Federico Mereta

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