Porta d'ingresso all'uso delle sigarette tradizionali e dalle conseguenze per la salute ancora non chiare, la sigaretta elettronica spopola tra i giovanissimi.

E il dato allarmante è che chi si avvicina a questo consumo è sempre più giovane: in 4 casi su 100 la prima “prova” avviene addirittura alla scuola elementare.

A sottolineare l’importanza di un fenomeno che non deve essere trascurato è la Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) che, riportando dati Iss in occasione del Congresso nazionale della Società in corso a Verona, sottolinea: prima si inizia e più è difficile smettere. 

Al momento è animato il dibattito tra i due fronti che si contrappongono sul tema dei “prodotti senza combustione”: se infatti i sostenitori del “principio della riduzione del danno” e della “linea dura” sul tabacco sostengono che i prodotti alternativi alle sigarette possano essere utili ai fumatori che non riescono a smettere di fumare, c’è anche chi ritiene che questi strumenti possano produrre nuove generazioni di fumatori, o anche far ricadere nel vizio gli ex fumatori.

L’amministrazione statunitense, tramite l’Fda, ha sposato il cosiddetto “principio della riduzione del danno”, secondo il quale i prodotti alternativi alle sigarette, pur non essendo esenti da rischi, sono considerati “meno nocivi”, e in grado di aiutare chi ha una dipendenza dal fumo e non riesce a smettere.

L’approccio è stato adottato già da anni dal Regno Unito, dove il Public Health England (Phe), l’Agenzia di consulenza e ricerca del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale del governo britannico, sostiene la necessità di integrare le tradizionali politiche di lotta al fumo con l’adozione delle sigarette elettroniche come strumento fondamentale di contrasto a quelle tradizionali.

(Unioneonline/v.l.)

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