Secondo uno studio coordinato dall'University of Liverpool e pubblicato su Stroke, rivista dell'American Stroke Association, le persone che superano un ictus ischemico hanno una probabilità più alta di sviluppare problemi cardiaci, come infarto o aritmie, nelle settimane successive all'evento.

La ricerca ha analizzato le cartelle cliniche di oltre 365mila persone che erano incorse in un ictus ischemico seguendole per cinque anni e scoprendo che nelle 4 settimane successive all'evento cerebrovascolare l'11,1% andava incontro a un infarto, l'8,8% sviluppava fibrillazione atriale, il 6,4% scompenso cardiaco, l'1,2% aritmie ventricolari maligne, lo 0,1% sindrome di Takotsubo, conosciuta anche con il nome di sindrome del cuore infranto.

Inoltre, tra quanti sviluppavano questi problemi cardiaci, le probabilità di morte nei 5 anni successivi crescevano notevolmente, fino a raddoppiare nel caso delle aritmie ventricolari. Questi pazienti avevano un rischio fino al 50% più alto di incorrere in un nuovo ictus, specie se sviluppavano fibrillazione atriale, e di aver bisogno di un ricovero per l'aggravarsi di una malattia cardiaca.

"Le complicanze cardiovascolari di nuova insorgenza diagnosticate dopo un ictus sono molto comuni e sono associate a una prognosi nel lungo termine significativamente peggiore in termini di eventi cardiovascolari acuti a 5 anni", scrivono i ricercatori che rimarcano la necessità di ulteriori studi per indagare nel dettaglio i meccanismi alla base del fenomeno e per sviluppare interventi terapeutici mirati per questi pazienti.

(Unioneonline)

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