Al via il primo programma in Italia di screening per il diabete di tipo 1 e per la celiachia fra i bambini. Il progetto pilota, che coinvolgerà 4 regioni e fra queste proprio la Sardegna, mira a identificare, nella popolazione pediatrica sana, le persone a rischio di sviluppare una o entrambe queste malattie, in modo da poter offrire loro un trattamento precoce.

Presentata oggi durante un convegno all'Istituto Superiore di Sanità (Iss), con la partecipazione del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, del presidente della commissione Affari Sociali della Camera Ugo Cappellacci e del presidente dell'Iss Rocco Bellantone, l'iniziativa è la prima al mondo che prevede uno screening regolato da una legge dello Stato (n.130 del 15 settembre 2023).

«Oggi tagliamo un traguardo - afferma Mulè, il principale promotore della legge -. Dobbiamo fare ancora più in fretta perché, pochi giorni fa, un bambino di 6 anni è morto per chetoacidosi e il suo caso si aggiunge agli altri martiri del diabete di tipo 1. La legge 130 guarda al futuro: abbiamo avuto la consapevolezza di dover intervenire e ce l'abbiamo fatta. Gli articoli sulle riviste più prestigiose, come Lancet e Science, lo hanno certificato».

IL PROGETTO – Questa fase pilota sarà condotta, oltre che in Sardegna, anche in Lombardia, Marche e Campania. I Pediatri di Libera Scelta (Pls) che aderiscono allo studio recluteranno su base volontaria bambini di 2, 6 e 10 anni. Verranno quindi misurati gli auto-anticorpi relativi al diabete tipo 1 e celiachia e valutata la presenza di due varianti genetiche che si associano a queste patologie.

I DATI – In Italia, le persone con diabete di tipo 1 sono circa 300mila, con una prevalenza dello 0,5% sull'intera popolazione italiana, una prevalenza dello 0,22% nei bambini in età pediatrica, e un'incidenza in costante aumento. Mentre per la celiachia vengono effettuate circa 9.000 diagnosi con una prevalenza della malattia del 0,41%. Se si considera la distribuzione per fasce di età, interessa la popolazione adulta (88,69%), seguita dalla fascia 3,5-10 anni (10,27%), 12 mesi-3,5 anni (1,02%) e, infine, in minima percentuale (0,02%), i bambini dai 6 mesi all'anno di età.

«La salute si può perseguire attraverso la prevenzione e la diagnosi precoce: quando miglioriamo la vita dei pazienti, quando facciamo risparmiare il Servizio Sanitario Nazionale vale sempre la pena di fare il massimo sforzo» conclude Cappellacci. 

(Unioneonline/v.l.)

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