Uno studio pubblicato sul Journal of Neurology e condotto da Humanitas, indaga gli effetti collaterali del viru. In “Neurological features in SARS-CoV-2 infected patients with smell and taste disorder”, il gruppo di medici ricercatori di Humanitas ha utilizzato test e questionari online per valutare il potenziale neuroinvasivo del virus su 105 pazienti tra i 23 e i 90 anni afferiti al pronto soccorso dell’ospedale, che presentavano infezione da Sars-CoV-2 e non riportavano pregresse patologie del sistema nervoso centrale.

Di questi, il 74,3% ha segnalato gusto o olfatto ridotti. Una sintomatologia lamentata in maggioranza dalle donne (l’88% delle donne intervistate) e meno dagli uomini (65%). I pazienti con disturbi dell’olfatto e del gusto erano in media 10 anni più giovani di quelli senza sintomi. La gestione della malattia a casa o in ospedale e il livello di gravità, invece, non sono risultati correlati all’insorgenza di questi particolari sintomi.

“Il 51,3% dei pazienti ha recuperato l’olfatto e il 60,3% il gusto entro 20 giorni dall’esordio dei sintomi – spiega il professor Alberto Albanese, Responsabile Neurologia di Humanitas e docente di Humanitas University –. I pazienti con disturbi a olfatto/gusto presentavano lievi sintomi neurologici quali mal di testa, compromissione dell’equilibrio, disfonia, vertigini, lieve confusione, disturbi sensoriali e visivi. Questo può suggerire un’azione diretta di SARS-CoV-2 sulle cellule epiteliali nasali e una sua possibile propagazione oltre il bulbo olfattivo, con il coinvolgimento lieve e transitorio del sistema nervoso centrale”.

Questa ipotesi è suffragata da un altro studio pubblicato su Jama Neurology dai neuroradiologi di Humanitas, che hanno osservato alterazioni morfologiche del bulbo olfattivo in alcuni pazienti affetti da Covid-19. La collaborazione tra neurologi, otorinolaringoiatri e neuroradiologi di Humanitas mira a chiarire se il bulbo olfattivo rappresenti una possibile porta di accesso al virus verso il sistema nervoso.

A rafforzare l’ipotesi, studi precedenti su altri ceppi di coronavirus che già avevano dimostrato la capacità di attaccare il sistema nervoso centrale attraverso il neuroepitelio olfattivo, il tessuto nella parte posteriore della cavità nasale, costituito da ghiandole in grado di trasformare il segnale chimico in nervoso.

“La fisiopatologia delle manifestazioni neurologiche di SARS-CoV-2 è ancora da indagare – prosegue il neurologo -. L’infezione da SARS-CoV-2 è una malattia sistemica i cui segni neurologici, soprattutto se lievi, posso essere trascurati quando prevalgono gravi sintomi respiratori o i pazienti sono isolati a domicilio. L’incidenza dei sintomi neurologici, dunque, potrebbe essere superiore a quella individuata dallo studio. Confidiamo che quanto appreso possa servire per aumentare il livello di conoscenza della malattia e aiutare altri clinici nel loro lavoro con i pazienti”.
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