L’incidenza - a livello nazionale - è di un caso ogni 2000 abitanti, media decisamente più alta per quanto riguarda la Sardegna: «Parliamo di un rapporto superiore persino al doppio, senza considerare le forme di minore gravità spesso non diagnosticate», avverte Sergio Solarino, direttore sanitario del Centro Vista. La battaglia al cheratocono parte proprio dalla struttura cagliaritana, primo centro certificato dell’Isola per l’esecuzione del Cxl e unico a utilizzare la metodica della regolarizzazione con due laser: armi efficaci per combattere una delle patologie oculari che sembrano accanirsi particolarmente sui sardi.

Dottore, cosa si intende per cheratocono?

«È una patologia della cornea che peggiora spontaneamente, portando a un progressivo assottigliamento e alla perdita della sua normale forma sferica con l’insorgenza di un astigmatismo miopico irregolare».

Quali sono i sintomi?

«Il sintomo principale è la comparsa di visione sfuocata da lontano, ma la caratteristica che nell’evoluzione diventa prevalente è l’impossibilità di ottenere una correzione con l’occhiale senza una residua distorsione delle immagini, soprattutto la notte, e il peggioramento progressivo dell’astigmatismo».

Quando si manifesta?

«Più frequentemente tra i 12 e i 15 anni, con un peggioramento spesso fino ai 25-30 anni, per poi stabilizzarsi dopo i 35-40 anni. Può avere una velocità di peggioramento molto variabile, e pur essendo una malattia bilaterale, uno dei due occhi inizia per primo, rimanendo sempre il peggiore negli anni».

Le cause?

«La maggiore frequenza in alcuni nuclei familiari e in determinate aree geografiche suggerisce un ruolo genetico, anche se non sono stati identificati i geni responsabili di questa malattia».

Come si arriva alla diagnosi?

«È certamente importante effettuare regolari visite dal proprio oculista, anche per un banale incremento della miopia e soprattutto dell’astigmatismo. In caso di sospetto prescriverà ulteriori accertamenti, come la tomografia corneale oct (una vera tomografia che è come una tac della cornea) e la pachimetria totale della cornea. Oltre a molti altri esami altrettanto importanti come la aberrometria e la biometria laser».

Quanto aiuta una diagnosi precoce?

«È fondamentale per bloccare l’evoluzione della malattia. Grazie alle terapie di stabilizzazione del cheratocono, una diagnosi tempestiva consente di evitare interventi complessi come il trapianto di cornea. Ne abbiamo fatti tantissimi negli anni scorsi, ma oggi le prospettive per un giovane col cheratocono sono differenti».

In che senso?

«Interveniamo con metodiche evolute, come la Cxl (Corneal cross linking). Parliamo di un intervento semplice, con anestesia con sole gocce, della durata di circa 20 minuti, con il quale la cornea viene irrobustita. In pratica come se fosse una spugna, assorbe una sostanza e viene poi irradiata con un laser diodo. Poi applichiamo una protezione con una lente a contatto terapeutica per 2 o 3 giorni».

Tempi di recupero?

«Il dolore è minimo e il paziente non ha mai il bendaggio e vede da subito. Ovviamente il miglioramento della vista sarà progressivo e graduale, nei giorni successivi all’intervento».

Esistono anche altre tecniche?

«Sì, in casi selezionati dallo specialista esiste la possibilità di unire la tecnica Cxl alla correzione aberrometrica personalizzata con il laser ad eccimeri (tecnica Stare-X). Il nostro laser permette di correggere in toto o più spesso almeno in parte, il difetto refrattivo (miopia ed astigmatismo) associato al cheratocono. Si tratta più precisamente di regolarizzazioni della deformazione della cornea, che possono portare a un’importante riduzione dell’astigmatismo e/o a un migliore uso di occhiali e lenti a contatto».

Sara Marci

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