«Le cardiopatie congenite sono anomalie strutturali del cuore e dei grossi vasi; sono le malformazioni neonatali più comuni, verificandosi in circa 8 casi ogni 1000 nati vivi. Sono difetti presenti fin dalla nascita ma le manifestazioni cliniche non necessariamente si manifestano subito ma possono farlo a distanza di giorni, settimane o mesi, e le forme più complesse possono presentarsi come vere urgenze neonatali e rappresentano la più frequente causa di mortalità infantile». È stata la professoressa Roberta Montisci, direttore f.f. di Cardiologia-UTIC al Policlinico Duilio Casula, Aou di Cagliari, a introdurre il tema a “15 minuti con…”, il talk di approfondimento sulla salute dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, in collaborazione con il gruppo Unione Sarda, che va in onda ogni martedì.

L’altra ospite della trasmissione sul tema condotta dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’Aou, è stata la dottoressa Paola Neroni, pediatra cardiologa Responsabile del Centro di cardiologia perinatale e pediatrica al Policlinico Duilio Casula, AOU Cagliari: «L’esigenza di arrivare a una diagnosi precoce già in epoca fetale deriva dalla reale aumentata sopravvivenza del neonato quando il parto viene programmato in centri di III livello dotati di cardiochirurgia neonatale. Alcune cardiopatie devono, infatti, essere diagnosticate, curate e operate subito in epoca neonatale proprio perché incompatibili con la vita. In caso invece di mancata diagnosi prenatale ci sono sintomi nel neonato che devono destare sospetti come il soffio cardiaco presente nei primi giorni di vita, cianosi, sudorazione, affaticamento ai pasti e difficoltà di crescita ponderale, in questi casi è necessario indirizzare il piccolo in un ambulatorio di cardiologia pediatrica per eseguire una visita, un ECGC ed un ecocardiogramma».

«Grazie al miglioramento delle capacità mediche diagnostiche, chirurgiche, di emodinamica interventistica e farmacologiche», interviene Montisci, «oggi circa il 95% dei neonati con difetti cardiaci congeniti raggiungono l’età adulta. Il benessere e la cura di questi pazienti, tuttavia, non termina con la cura e l’eventuale correzione chirurgica durante l’infanzia, ma richiede un continuo controllo medico, psicologico e talvolta chirurgico sino all’età adulta e per tutta la vita. Per questo motivo, sono state create delle strutture mediche specializzate multidisciplinari che facilitino il passaggio dalla gestione di tipo pediatrico a quello di tipo adulto. In questo modo viene assicurata la cura e l’assistenza più adeguata di questi pazienti per la pianificazione e la gestione di una vita normale, nell’ambito della educazione scolastica, l’inserimento nelle attività lavorative, pianificazione di una eventuale gravidanza».

Luca Mirarchi

© Riproduzione riservata