"Il rapporto rischi-benefici per il vaccino di AstraZeneca è nettamente a favore dei benefici. Ovviamente si può attendere la valutazione dell'Ema che, probabilmente, io mi aspetto, darà una nota di avvertenza perché se ci sono soggetti femminili che hanno avuto trombosi, bisognerà studiarli". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù, alla trasmissione "Porta a Porta" andata in onda ieri sera.

"Soprattutto le donne che prendono la pillola - ha proseguito Palù - che è un farmaco pro-trombotico, o le donne che hanno difetti della coagulazione. Una maggiore attenzione, cioè, per questi soggetti".

"Aspettiamo però che ci sia questa valutazione", la conclusione.

PILLOLA E RISCHI - Per quanto concerne la pillola anticoncezionale, è noto infatti che con l'assunzione ci sia un rischio generico di tromboembolia venosa o TEV, che può essere sì una condizione fatale, ma in circa la metà dei casi risulta persino asintomatica.

Quello che però è all'attenzione dei medici dopo le vaccinazioni sono invece i casi della rarissima trombosi cerebrale della vena sinusale, che su sette casi, in Germania, ha provocato tre morti, due donne e un uomo.

In questo caso è ancora da chiarire se via sia una correlazione diretta col vaccino, cosa che al momento non è in alcun modo provata seppur secondo gli esperti del Paul Ehrlich Institute (PEI), autorità tedesca omologa al nostro Istituto Superiore di Sanità (ISS), ci sarebbe stato "un notevole aumento di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena sinusale) in connessione con una mancanza di piastrine (trombocitopenia) e sanguinamento" in concomitanza con le vaccinazioni di AstraZeneca.

TROMBOSI VENOSA CEREBRALE - La trombosi venosa cerebrale "è una trombosi rarissima - spiega in un'intervista al Corriere Salute Pier Mannuccio Mannucci, ricercatore dell’ospedale Policlinico di Milano presso il centro Emofilia e Trombosi - e legata all’occlusione della vena del cervello da parte dei trombi, occlusione in genere favorita dalla presenza di alterazioni della coagulazione del sangue di tipo ereditario.

"Quello che non si riesce a spiegare nelle segnalazioni che vengono dall’Istituto tedesco – continua Mannucci - è la diminuzione del numero delle piastrine collegata a questa forma di trombosi, perché di solito non si riscontra". "È quindi un’associazione molto strana - la conclusione -. Noi, che pure abbiamo una grossa esperienza in questo tipo di trombosi, non l’abbiamo mai trovata, né mai vista descritta. Ecco perché bisogna investigare".

(Unioneonline/v.l.)
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