Un’improvvisa fame d’aria e la sensazione di avere una compressione al petto, un sibilo che accompagna il respiro, a volte una tosse stizzosa: chi soffre di asma conosce bene questi sintomi che, insieme ad altre manifestazioni, possono interferire pesantemente sulla qualità della vita. Di diagnosi e trattamento della patologia asmatica si è parlato a “15 minuti con…”, il talk di approfondimento sulla salute promosso dall’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, in collaborazione con L’Unione Sarda, condotto da Fabrizio Meloni, responsabile della comunicazione e relazioni esterne dell'Aou. Ospite dell’incontro Paolo Serra, immunologo e allergologo del Policlinico Duilio Casula di Monserrato che ha tracciato il quadro di una malattia spesso snobbata proprio da chi ne soffre e che, se trascurata, porta a conseguenze gravi, talvolta letali.

«Si tratta di una patologia cronica infiammatoria con una sintomatologia varia: dispnea, tosse o senso di costrizione toracica – spiega Serra – tra una crisi e l’altra conserva sempre una quota di infiammazione minima persistente, non percepita dal paziente che, in qualche modo, si sente di frequente legittimato ad autosospendere la terapia convinto che senza il sintomo non c’è malattia. Ma non è così. È invece importante seguire le prescrizioni dello specialista anche in assenza di avvisaglie di una crisi imminente». Un’infiammazione sempre presente, dunque, che può rendere il polmone meno elastico, rigido. Una trasformazione che rende inefficaci, a lungo termine, i trattamenti di broncodilatazione. Nel mondo sono circa 250milioni le persone affette da asma bronchiale (numero destinato a crescere negli anni a venire secondo le ultime previsioni della scienza medica).

In Sardegna si contano circa 75mila asmatici di cui circa 4mila gravi. «Dati sottostimati –precisa Serra - la patologia può manifestarsi anche solo con la tosse, oppure con una crisi una volta ogni tanto attribuibile ad eventi passeggeri, episodi che non spingono a rivolgersi al medico di famiglia per una diagnosi». Le cause della malattia ad oggi non sono chiare: esiste una componente genetica, a volte c’è familiarità ma esistono tanti tipi di asma, i cosiddetti fenotipi. In altri casi si tratta di forme associate alle allergie ma potrebbe bastare anche un evento infettivo perché la prima crisi si verifichi. «La gravità dell’asma viene classificata in funzione del suo controllo: una persona che ha un attacco d’asma ogni tre/quattro mesi deve semplicemente prendere una terapia al bisogno. Diverso è invece quando si ha una sintomatologia ricorrente tale da richiedere una terapia cronica, a base di antinfiammatori corticosteroidei combinati con un broncodilatatore, sotto forma di spray dosato o polvere inalatoria».

La diagnosi precoce, come sempre, è fondamentale. Recarsi in un centro specializzato ai primi sintomi è buona regola, sottovalutare il problema può avere conseguenze gravissime. «Oltre ad occuparci di pazienti con asma grave, nel nostro centro abbiamo un reparto di fisiopatologia respiratoria e allergologia dove si eseguono visite mirate per la corretta diagnosi: spirometrie o esami di bronco provocazione. Uno di questi, il test con la metacolina, un farmaco che dosato a certi livelli provoca una iperreattività bronchiale in chi è affetto da asma e che, invece, non ha effetto nei soggetti sani». Ma la grande piaga nella patologia asmatica è data dalla negligenza nel trattamento. In generale, chi assume almeno l’80 per cento delle dosi prescritte dal medico è circa il 16 per cento. Gli altri assumono la terapia autogestendosi o non la prendono affatto. «Siamo costretti a educare il paziente sulle modalità di assunzione del farmaco e su quelli che sono i rischi della mancata terapia». Controlli periodici e una corretta assunzione delle medicine prescritte sono semplici accorgimenti che migliorano notevolmente la condizione del malato. Non farlo significa mettere a repentaglio la propria vita.

Carla Zizi

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