L’arrivo del Covid-19 ha causato ulteriori problemi ai pazienti affetti da asma a livello moderato e severo, oltre a quelli che hanno sviluppato proprio in questo periodo un’asma non diagnosticata in precedenza. Nel corso di questi due anni è stato infatti dimostrato che questi soggetti corrono un rischio maggiore di ospedalizzazione rispetto a chi non è affetto da asma, incappando così in una malattia più grave. Per questa ragione, al fine di evitare il più possibile il contagio grave, i pazienti asmatici sono stati tra i soggetti a forte raccomandazione di vaccinazione anti-Covid 19, con un grado anche prioritario rispetto agli altri.

Le nuove ricerche

Parallelamente ai rischi per i soggetti affetti da asma grave, sono stati studiati anche i soggetti asmatici con un profilo di gravità minore. Un’indagine pubblicata dalla European Respiratory Review, basata su una ricerca condotta dagli scienziati della Northwestern Feinberg School of Medicine di Chicago, ha evidenziato come l’asma lieve possa rappresentare addirittura un fattore protettivo dal rischio di infezione Covid. Vale specialmente per i soggetti affetti da asma allergica: gli studiosi si sono concentrati sull’interleuchina 13, una citochina prodotta dalle cellule del sistema immunitario che svolge un ruolo nelle patologie allergiche. Questa molecola è presente nelle vie respiratorie dei pazienti asmatici, associata a una produzione abbondante di muco: si è scoperto che il patogeno pandemico ha difficoltà a infettare le cellule trattate con l’interleuchina 13 e non riesce a replicarsi all’interno di esse. Un’altra ricerca, stavolta condotta nel Regno Unito, ha inoltre evidenziato che i pazienti affetti da asma che ricorrono all’utilizzo di inalatori di steroidi, uno dei trattamenti tipici per chi soffre di attacchi episodici e non, vedono la probabilità di infezione da Covid-19 ridotta del 53% rispetto a una persona che non li utilizza.

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