I disturbi dell'alimentazione e della nutrizione (DAN) sono patologie complesse caratterizzate da un alterato comportamento alimentare, un'eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea. «Secondo le statistiche la principale fascia d’età in cui esordiscono queste patologie è compresa fra i 15 e i 18 anni, tuttavia la diagnosi avviene successivamente, quando aumenta la consapevolezza della malattia o quando le conseguenze cliniche, psicologiche e sociali diventano evidenti. Negli ultimi anni si è registrato un rilevante aumento dei casi anche nella preadolescenza. La pandemia da Covid-19 ha portato molti giovani a vivere per lungo tempo isolati, sempre più connessi a internet, sempre più esposti a modelli irraggiungibili di fisionomia corporea incarnati da personaggi con grande seguito sulla rete; ciò ha causato un aumento dell’incidenza sociale», spiega Pablo Belfiori, medico nutrizionista e direttore sanitario del centro “Lo Specchio” di Iglesias, l’unica struttura sociosanitaria residenziale per minori e adulti, affetti da questo tipo di disturbi, che sia presente in Sardegna.

«I disturbi dell’alimentazione», prosegue il medico, «includono anoressia, bulimia, disturbi da alimentazione incontrollata (“binge eating disorder”), disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo (ARFID) e ortoressia. I pazienti che soffrono di anoressia sono magrissimi e malnutriti, hanno una fortissima propensione per il controllo, non solo del proprio peso, ma più in generale per tutti gli aspetti della loro vita; vivono inseguendo il mito della perfezione e per questo motivo sono disposti a rinunciare a tutto, in primis al loro nutrimento, e dimagriscono pur continuando a percepirsi sempre in sovrappeso (dimorfismo corporeo). La bulimia, sovrapponibile all’anoressia dal punto di vista psicologico, è tuttavia caratterizzata dall’alternanza di abbuffate e comportamenti compensatori e chi ne è colpito vive assediato dal senso di colpa; non sempre si verifica una variazione di peso, quindi la diagnosi è più difficile. Il “binge eating” è simile alla bulimia ma il paziente non mettendo in atto metodi di compensazione tende ad aumentare di peso. Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) implica malnutrizione e può manifestarsi anche nei bambini piccoli; chi ne è affetto può provare repulsione oppure disinteresse nei confronti del cibo, può selezionare gli alimenti che si concederà sulla base del loro colore o della consistenza; la patogenesi dell’ARFID è differente dagli altri disturbi alimentari e può insorgere anche a seguito di un trauma. L’ortoressia si manifesta con l’ossessione per ingerire cibo sano; ne consegue una lunga, oculata e dispendiosa ricerca dei cibi ritenuti salubri».

«I segnali per riconoscere precocemente queste patologie», sottolinea il nutrizionista, «sono rappresentati da cambiamenti della abitudini sociali, emotive e comunicative, da una maggiore irrequietezza durante i pasti e dalla tendenza ad isolarsi; anche un'inedita selettività degli alimenti associata a un'estrema attenzione al peso possono svelare l’esordio del disturbo».

«Per fronteggiare tali malattie», aggiunge Belfiori, «è fondamentale che i genitori si dimostrino accoglienti verso il disagio dei loro figli, senza focalizzarsi sul problema “cibo”, che compete a nutrizionisti e psicoterapeuti. Se si sospetta la presenza di un disturbo è importante rivolgersi ad un ambulatorio specifico per la cura dei DAN. Se la terapia ambulatoriale non avrà sortito effetti significativi dopo un periodo di cura pari ad almeno sei mesi, o se la gravità del paziente sul piano clinico/psichiatrico dovesse essere troppo elevata, o qualora il contesto familiare non fosse d’aiuto alla sua guarigione, il paziente verrà inviato a una struttura residenziale - come “Lo Specchio”, che nel prossimo futuro si trasferirà a Domusnovas in una nuova struttura più grande e accogliente -, dove sarà possibile prendersene cura».

Luca Mirarchi

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