L'ultimo trionfo mondiale, 15 anni fa, con un pilota che si è ormai ritirato; l’ultimo titolo costruttori, 14 anni fa. L’ultima vittoria il 20 marzo scorso in Bahrein, primo e secondo posto per Leclerc e Sainz. Un inizio che fa ben sperare dopo anni frustranti per una scuderia come la Ferrari, l’unica sempre presente al mondiale F1 (più di 1000 Gp corsi in 72 stagioni e 238 vinti), la più decorata con 15 titoli piloti e 16 costruttori, la più iconica, la più amata in tutto il mondo.

La rivoluzione tecnica della Formula 1 ha offerto alle rivali della Mercedes (ma anche della Red Bull vincitrice dell’ultimo mondiale piloti) una chance. La sfida tra i progettisti è ripartita quasi da zero, le carte si sono rimescolate, le speranze rinfocolate. Le monoposto dello scorso anno, con le power unit ibride nelle quali le Frecce d’Argento avevano accumulato un vantaggio tecnico enorme sui rivali, hanno lasciato il posto a vetture nuove. Il primo che ne azzeccherà gli equilibri, che ne domerà i capricci, che troverà il modo di renderle più veloci, si accomoderà nel ruolo del favorito per il successo.

I tifosi della Rossa, confortati da test molto incoraggianti (persino troppo, per i più scaramantici) e dagli ottimi risultati nei primi due Gran premi della stagione, coltivano in segreto la speranza che possa essere la F1-75 a prendersi questo vantaggio. Sognano che la macchina (che come sempre nasce sotto il segno della celebre battuta “è bella, ma sarà anche veloce?”) sia stata finalmente azzeccata, che il progetto sia vincente in partenza, che si possa tornare a essere finalmente Ferrari. 

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