Il caso Cairo irrompe nella crisi di governo, nel bel mezzo della trattativa M5S-Pd per la nascita di una nuova maggioranza giallorossa.

La sua intervista-manifesto, rilasciata al "Foglio", scuote in particolare il centrodestra. A cominciare dalla Lega, perché a colpire è anzitutto l'attacco frontale del presidente Rcs all'indirizzo di Matteo Salvini: ''Lui sa agitare le piazze, fomenta le folle da politico esperto qual è, ma governare è tutta un'altra storia".

Nessuno, al momento, crede in una discesa in campo a breve, ma a tutti è chiaro che Urbano Cairo scalpita, e se per ora sta alla finestra è molto probabile che qualcosa farà, magari presentandosi con un soggetto politico quando ci saranno le condizioni.

In via Bellerio, raccontano, lo temono, perché come dice a mezza bocca un big che non vuole violare il "silenzio" di queste ore in casa leghista, ''sembra un Berlusconi 2...''.

Forza Italia, invece, resta divisa e Silvio Berlusconi, per il momento, tace.

L'ultima volta che il presidente di FI ha parlato del suo ex manager a Publitalia, è accaduto 5 mesi fa, quando nel salotto di Bruno Vespa all'eterna domanda sul suo successore, l'ex premier rispondeva: ''Ho tentato con molti ma mi hanno deluso, anche con Cairo, che è stato mio assistente per 12 anni e sta facendo molto bene come imprenditore. Ma, dopo aver visto quello che hanno fatto a me, mi ha detto: 'No, non lo farò mai'".

Pare che il cavaliere sia freddo con il patron del Torino, ma si tratta al momento di rumors che non trovano alcuna conferma.

Da tempo gli azzurri si interrogano se il dopo-Silvio abbia il volto di Cairo. C'è chi vede bene il suo contributo, come Gianfranco Rotondi, tra i primi a pronosticarne un ingresso nell'agone politico - ''Sono stato il primo a dirlo e lo confermo, verrà il momento di Cairo, e una legislatura di riforme paradossalmente ne potrebbe essere la principale condizione" - e chi, indispettito invece per le parole riservate al suo ex datore di lavoro - ''Io non sono l'erede del Cavaliere, sono diverso da lui, non vivo nell'attesa di ricevere una qualche investitura" - considera il patron del Torino un "ingrato, perché pronto a fare le scarpe a Silvio''.

Altri, ancora, pensano che Cairo si posizionerà invece con il centrosinistra, visto che il ''suo manifesto

sembra sovrapponibile a quello di Calenda...''.

In casa Fi si invita comunque alla cautela, "perché ci vorrà ancora del tempo prima di vederlo in politica".

Giovanni Toti, leader di "Cambiamo", non crede a un'imminente discesa in campo di Cairo, ma ritiene che il suo contributo possa essere utile solo per "irrobustire" l'ala liberale e riformista del centro-destra col trattino. Giorgia Meloni sceglie il silenzio, e con lei bocche cucite anche da tutti gli esponenti di Fratelli d'Italia.

L'INTERVISTA - "Grillini e leghisti hanno fallito, mi pare evidente. Dove pensavano di andare?'', spiega Cairo dalle pagine del "Foglio".

"Non sono neppure deluso perché solo chi coltiva aspettative può esprimere delusione - aggiunge -: io non ne avevo. Quel "contratto di governo" era totalmente irrealistico, Salvini e Di Maio avevano agende inconciliabili. Come fai a tenere insieme flat tax, quota 100 e reddito di cittadinanza? Come si possono giustapporre politiche monetariste e keynesiane? Non si può promettere tutto e il contrario di tutto. Se annunci cose mirabolanti, la gente ti vota perché ha bisogno di una speranza, dal 2008 a oggi la condizione della classe media è obiettivamente peggiorata. Se però poi non sei in grado di trasformare le promesse in realtà, i cittadini ti voltano le spalle, e fanno bene".

IL CONNUBIO GIALLOVERDE - "Ci hanno fatto perdere quindici mesi - afferma ancora Cairo - nel frattempo l'economia è entrata in stagnazione, e pure in politica estera non abbiamo fatto un figurone. Era davvero necessario sprecare questo lasso di tempo per prendere atto che il matrimonio non funzionava? Io, nelle mie aziende, determino il corso degli eventi nei primi cento giorni".

E prosegue: "Le dico come la vedo io. Matteo Salvini è perfetto per le campagne elettorali, ha portato il suo partito dal 4 al 34% delle elezioni europee, anche se un recente sondaggio segnala un repentino calo al

31, mi pare. Lui sa agitare le piazze, fomenta le folle da politico esperto qual è, ma governare è tutta un'altra storia. Facendo la voce grossa in Europa, che cos'ha ottenuto? Questo mostrare i muscoli così

smaccato ha forse dato qualche frutto? È servito soltanto alla Lega che ha raddoppiato i consensi nel giro di un anno".

SUL M5S - "Il M5s ha promosso in ruoli istituzionali gente senza esperienza, che non ha mai studiato, che non ha mai fatto la gavetta. La giovane età va bene ma da sola non basta. Non sempre essere giovani è la

soluzione: la competenza è fondamentale, soprattutto di fronte ai problemi complessi in una società complessa. Non esistono ricette facili. Perciò un leader onesto non promette l'Eldorado: se non lo realizzi, la gente si stufa e l'escursione del consenso è fulminea", dice Urbano Cairo.

SUL CAVALIERE - "Nella vita non si prende il posto di qualcun altro Se si vuole compiere il grande passo, si dà vita a una creatura inedita, la s'inventa di sana pianta. Gli innovatori inventano il nuovo, non riciclano il vecchio", avverte.

(Unioneonline/v.l.)
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