In questi giorni ha sempre con sé una Moleskine nera. Che cosa ci scrive? «Dentro c’è la storia di questo mese di campagna elettorale. Appunti, idee e le cose che mi dicono i cittadini, le imprese, i sindacati, le associazioni, i sindaci. Uno strumento di lavoro per fissare alcuni concetti che dal 26 di febbraio saranno utili per me e per la Sardegna. Agli amministratori che incontro chiedo di pensare alla vocazione del proprio territorio, di fare proposte per scrivere assieme intese che diventeranno un puzzle che descriva la nuova carta dei luoghi dell’Isola».

Paolo Truzzu è partito in ritardo. Il tavolo del centrodestra l’ha indicato candidato alla presidenza della Regione il 4 gennaio, ma non all’unanimità. Per ottenere l’appoggio formale di Lega e Psd’Az ci son volute altre due settimane. Da allora la corsa del sindaco di Cagliari è stata senza sosta, in tutti i territori.

Cosa scaturirà dagli incontri nei Comuni?

«Se sarò eletto lavorerò con tutti per la costruzione di un piano strategico che dovrà definire l’idea di Sardegna per i prossimi venti o trent’anni, un’idea che ci dia la prospettiva di sviluppo da seguire».

Vanta una relazione molto solida con questo Governo: la metterà a frutto?

«Ho un rapporto personale con diversi ministri, ho la fortuna di poterli disturbare in qualsiasi momento. Lo farò sui temi della Sardegna e solo quando sarà necessario».

La continuità territoriale è uno di questi temi?

«Le difficoltà sono legate a una riforma voluta da Soru tanti anni fa, che di fatto ci porta ad agire da soli. La Regione va in Europa con risorse quasi solo regionali e non riusciamo a far sentire la nostra voce. Le altre isole periferiche hanno una trattativa con Bruxelles che viene condotta anche dai governi. Quindi, uno degli obiettivi è coinvolgere Roma per far capire che la continuità non è un capriccio ma l’esercizio di un diritto sacrosanto. Questo ci permetterà di modificare un sistema che funziona poco».

Come dovrebbe funzionare secondo lei?

«Preferirei un modello vicino a quello delle Baleari e della Corsica, con prezzi competitivi per i non residenti e calmierati per i residenti. Un’altra strada da percorrere per il diritto alla mobilità è l’abbattimento delle tasse aeroportuali che permetterà, grazie a un accordo con le compagnie aeree, di moltiplicare i collegamenti con le città italiane ed europee. Questo servirà anche per riuscire a vivere di turismo per dodici mesi e non solo per una parte dell’anno».

La Sardegna ha oltre dieci miliardi a disposizione. Ma ogni anno la Corte dei Conti bacchetta la Regione perché spende pochissimo.

«Sui fondi comunitari funziona così: se riesci a spendere ti danno altre risorse. A Cagliari siamo partiti con 40 milioni, li abbiamo spesi, e ce ne hanno dato altri 80. Poi ho firmato un nuovo accordo col governo a ottobre, e ora per la città ci sono altri 240 milioni. Come Regione dobbiamo fare lo stesso. Spendere ciò che abbiamo in cassa, programmare tempestivamente tutti gli altri fondi».

A cosa saranno destinati i dieci miliardi?

«Dobbiamo capire su cosa concentrarci con i territori, i sindacati e le associazioni di categoria. Principalmente su infrastrutture, strade, reti idriche, reti digitali ed energia: tutto ciò che fa crescere le comunità. E promuovere la politica del fare, del sì piuttosto che del no. I sostenitori della politica del no sono una vera iattura per l’Isola».

Lo dice sempre anche Salvini.

«Ma è vero. Scontiamo le logiche del governo M5S che ha detto no a tante cose, dei grillini che dicono no perché hanno paura della corruzione, della devastazione ambientale. Se le cose si fanno bene e si rispettano le regole, non si incorre in situazioni criminogene, e nemmeno nella devastazione dell’ambiente. Delle tante risorse che ci sono su Cagliari, il 30% son destinate all’ambiente. Si può fare sviluppo conservando l’ambiente».

Alessandra Todde sostiene di aver incontrato molta disperazione nel suo tour elettorale. Una parola forte.

«C’è sofferenza e difficoltà, ma vedo tante persone che hanno la capacità di rimboccarsi le maniche. Ho visto aziende di giovani capaci di fare cose straordinarie anche nei territori più depressi. Noi dobbiamo aiutare tutte queste persone e non concentrarci solo sulla disperazione».

Tante leggi impugnate nei cinque anni appena trascorsi: siamo noi che le scriviamo male o il governo ce l’ha con la Regione?

«È un mix delle cose. Su alcune norme bisogna avere la capacità di spiegare alla politica e alle tecnostrutture romane quali sono le specificità. Se l’avessimo fatto, attraverso una trattativa col governo, avremmo potuto evitare l’impugnazione. Poi dobbiamo imparare a scrivere meglio e a non pensare di fare cose improponibili. Serve responsabilità».

Urbanistica, una materia che ha fatto dannare le Giunte precedenti. Lei come l’affronterebbe?

«Solo il 10% dei Comuni è riuscito ad adeguare il piano urbanistico comunale al piano paesaggistico regionale. Il Ppr non funziona. Comprendo la logica di preservare il territorio ma alla fine il risultato è stato quello di creare desertificazione. Bisogna incontrare il ministro dei Beni culturali e ragionare con lui. In ogni caso il paesaggio non può restare cristallizzato e senza la presenza fondamentale dell’uomo. Quindi: dobbiamo lavorare su alcuni ritocchi al Ppr, sulla scrittura della legge urbanistica e su un piano urbanistico, affidandoci a chi ha competenza e capacità».

Che tempi prevede?

«Posso dire che ci lavoreremo da subito. Di sicuro dovremmo attivare un confronto continuo tra i saggi che ci avranno aiutato a scrivere la legge e i funzionari della Regione e comunali, in modo che ci siano interpretazioni univoche delle norme, altrimenti non se ne esce».

Rinnovabili: la Sardegna rischia di diventare una servitù energetica.

«Siamo in questa situazione perché il governo Draghi, con il Pd e il M5S, ha approvato il decreto che prevede espropri ma non la possibilità per le comunità di manifestare o meno condivisione. La speculazione intorno alle rinnovabili è evidente. Dobbiamo individuare le aree per questi impianti, e devono essere quelle che stabiliamo noi. In più, deve esserci un ritorno economico per le famiglie e le imprese. Se si viene a produrre energia col nostro sole, vento e acqua, e tuttavia il costo dell’energia resta più elevato per noi… beh, è una cosa che non sta né in cielo né in terra e che non accetteremo mai».

Il gas è fondamentale?

«Certo, per la transizione energetica e in questa fase. Ed è un nostro diritto: la rete metanifera italiana è stata costruita anche con le tasse dei sardi».

Parla di sanità territoriale e anche di invecchiamento attivo della popolazione. Spieghi cosa intende.

«Il paziente deve avere le cure continue e legate alle malattie croniche il più possibile vicino a casa. Intendiamo rafforzare la sanità territoriale con presidi ambulatoriali, con gli specialisti, i medici di medicina generale, e l’utilizzo delle farmacie con alcune attività sanitarie, così da sgravare di lavoro gli ospedali e contribuire a ridurre le liste d’attesa. La medicina territoriale è legata all’invecchiamento della popolazione. Serve una legge per consentire agli anziani di avere un ruolo attivo e di vivere bene».

Ha in mente una Giunta più tecnica o politica?

«Ho in mente una Giunta che lavora».

Dicono che lei abbia evitato Cagliari. Temeva di non essere rieletto?

«Non ho fatto il diavolo a quattro per essere candidato. Mi è stato proposto con insistenza da persone del mio partito e alcuni alleati. Non sto scappando. Anzi, probabilmente mi è stato chiesto proprio perché ho fatto un lavoro sulla città non pensando solo al consenso ma a fare ciò che è giusto».

E tutti questi cantieri sono giusti?

«Capisco che tutto ciò che riguarda la prospettiva lunga non sia particolarmente popolare, ma se non hai la visione di una comunità, di un’Isola, allora ti stai limitando a fare l’amministratore di condominio. Un sindaco o il governatore devono avere un’idea di futuro e cercare di metterla in pratica anche se questo non garantirà un consenso immediato».

Stadio del Cagliari: a che punto siamo?

«La Regione deve dare il parere autorizzativo finale. Sono state chieste al Cagliari Calcio una serie di integrazioni. Una volta ricevute e ottenuto il parere della Regione, il Cagliari Calcio avrà la contezza fino all’ultimo centesimo dei costi e potrà presentare il Piano economico finanziario».

Solinas l’ha più sentito?

«Ci siamo visti quando è venuto Salvini e poi ci siamo sentiti altre volte».

Lei sarebbe stato il candidato a prescindere dall’indagine in cui è coinvolto Solinas?

«L’indicazione del tavolo di coalizione era avvenuta quindici giorni prima».

Quale sarà il primo provvedimento significativo?

«Un atto in linea con quanto fatto in questa campagna elettorale: convocherò tutte le organizzazioni di categoria e le parti sociali per avviare un percorso che ci porti a delineare quanto c’è da fare nei prossimi anni».

Decisionismo e concertazione: cosa prevarrà nel suo governo se vincerà?

«Ho l’abitudine di ascoltare tutti e sono disponibile al confronto, l’ho dimostrato. Poi però c’è un momento in cui bisogna prendere decisioni».

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