"Solo due minuti, ma voglio salutare per l'ultima volta mia figlia": ha detto così, scortato dagli agenti di Polizia penitenziaria del carcere di Sulmona, Vincenzo Marruccelli, varcando il cancello del cimitero ormai vuoto dove poco prima erano stati celebrati i funerali di Irene, che lui stesso ha ucciso martedì scorso con un colpo di pistola. Davanti alla bara, l'uomo è scoppiato in un pianto dirotto, poi ha detto agli agenti "adesso possiamo andare". Il funerale era iniziato alle 10.30, nella piccola cappella del cimitero di Bagnaturo, frazione di Sulmona. Durante l'omelia uno dei tre preti, vicino di casa della famiglia Marruccelli, ha "assolto" l'assassino, agente di Polizia penitenziaria in pensione perché dimesso dal servizio. Martedì ha ucciso la figlia di 25 anni sparandole alla testa, dopo che lei si era rifiutata di accettare di curare la sua tossicodipendenza. Per la breve visita al cimitero l'uomo ha lasciato momentaneamente il carcere di Sulmona, dove ora è rinchiuso e dove per anni ha lavorato a contatto con i detenuti. "Non meriterebbe nemmeno un giorno di carcere - ha detto don Antonio Lattanzio -, sono gesti inconsulti dettati dalla stanchezza e da una situazione diventata insostenibile. Ma la legge umana deve fare il suo corso. Meno male che c'è quella divina, con il Signore che ci legge dentro e sa cosa merita ognuno di noi, un giudizio inappellabile che legge nei nostri sentimenti: è il mistero del peccato e della disobbedienza che Gesù ha poi pagato di persona". Contrariata la maestra di Irene Marruccelli: "Qui mi sembra che la vittima sia diventato il padre della povera Irene. Se lei aveva scelto quella vita evidentemente c'era stata un'educazione non all'altezza della situazione".
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