Specializzandi dalla penisola per risolvere il problema dei medici di famiglia, che in Sardegna sono sempre di meno. La proposta dell'assessore alla Sanità Armando Bartolazzi non piace allo Snami che «pur non polemizzando», boccia l’idea. Dello stesso parere anche l’Ordine regionale dei camici bianchi. Il tutto perché – spiega il vicepresidente nazionale del sindacato Domenico Salvago – «le norme non lo consentono, per cui concentriamo le nostre energie nel tentativo di un primo step di salvataggio della medicina generale che sta morendo». Tradotto: quella di rendere più attrattiva la possibilità di lavorare come medici di famiglia nell’Isola reclutando specializzandi dalla penisola e garantendo l'accesso alle scuole di specializzazione fuori borsa, cioè su posti aggiuntivi, non sembra una strada percorribile. Anche se l'esponente della Giunta intende proseguire le interlocuzioni.

«Chiediamo da subito un tavolo tecnico per semplificare e deburocratizzare - aggiunge Edoardo Depau - In un mese possiamo cercare di andare a regime. I medici scappano da una professione strozzata da una burocrazia stupida che limita la professione togliendo tempo alla clinica. Il progetto deve essere preciso e dettagliato per evitare che ,nonostante le indicazioni delle circolari assessoriali, l'ultima propria dei giorni scorsi dello stesso Assessore Bartolazzi, siano inascoltate e non applicate». «In Sardegna si aspetta da oltre 14 anni un nuovo accordo integrativo regionale (Air) - puntualizza Loredana Angioni - per cui chiediamo entro 30 giorni la ratifica di un Air che ha richiesto ben 10 mesi di trattative nel 2023 e i primi mesi del 2024 e che ha determinato la firma di una preintesa tra il precedente assessore alla Sanità e le organizzazioni sindacali».

«Ci dica l'assessore da quando vuol far partire i “30 giorni per andare a regime” perché noi siamo già pronti – conclude Salvago -. Lo Snami propone di essere operativi da subito e di seppellire definitivamente la stagione del parlarsi addosso, lasciandoci alle spalle post e commenti sui social».

(Unioneonline)

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