«Mentre il presidente ha lavorato 15 ore al giorno, 7 giorni su 7- e ha prodotto risultati che sono provati dai numeri e dai documenti ufficiali- il Consiglio è stato il meno produttivo della storia autonomistica». E ancora: lui era impegnato per l’Isola mentre «i consiglieri si occupavano di “spartirsi” i fondi spezzettandoli in piazzette e marciapiedi, in sagre e micro-associazioni».

È un Christian Solinas scatenato sui social quello che risponde agli interventi di ex compagni di partito, come Giovanni Satta. Lunghi post, i suoi, pubblicati mentre ancora non si era spenta l’eco delle dichiarazioni di Alfonso Marras e Gianni Chessa, che ieri erano a Roma, seduti accanto al segretario nazionale Antonio Tajani, per ufficializzare il loro passaggio a Forza Italia (assieme al collega Piero Maieli) dopo aver abbandonato il Psd'Az. 

«Si consuma semplicemente il rito antico del trasformismo più becero: tre eletti nelle liste di un partito tradiscono il voto popolare e cambiano casacca. In tutto questo non possono esserci toni trionfalistici da parte di nessuno, non ci sono ideali, non c'è cultura politica né senso di riconoscimento in una storia e in una ideologia: è solo utilitarismo, ambizione personale talmente ipertrofica da non vedere più l'orizzonte», ha scritto Solinas. 

E le risposte non si sono fatte attendere, come quella di Satta, che lo invita a fare un esame di coscienza: «Di 11 consiglieri regionali non ne è rimasto nessuno: non è che anche tu hai sbagliato?», dice al segretario nazionale del Psd’Az nonché ex presidente della Regione. Che non si fa pregare.   

«Non è pensabile che si continui con questo tentativo puerile di scaricare sul presidente le cose che non hanno funzionato nella passata legislatura e di pretendere invece che tutto ciò che si è fatto sia merito dei consiglieri regionali. È vero l'esatto contrario: mentre il presidente ha lavorato 15 ore al giorno, 7 giorni su 7- e ha prodotto risultati che sono provati dai numeri e dai documenti ufficiali- il Consiglio è stato il meno produttivo della storia autonomistica», scrive l’ex governatore. 

Non le manda a dire, Solinas: «Un Consiglio con meno riunioni, meno leggi, insomma meno ore di lavoro istituzionale a tutto vantaggio delle ore clientelari sul territorio che hanno prodotto tanti signorotti delle preferenze, che neppure sanno da dove provenissero i soldi del bilancio che si sono spesi a destra e a manca con le infinite leggi 'mancia' nate dalla volontà consiliare». Mentre lui «metteva in ordine i conti della Regione», sottolinea, «mentre fronteggiavo il Covid nel modo più efficace del Paese, mentre avviavo riforme organiche o programmi strategici come la valorizzazione della civiltà nuragica in chiave culturale e come volano per il rilancio delle zone interne - supportate anche con il più grande piano per la natalità mai varato in Regione - i consiglieri si occupavano di 'spartirsi' i fondi spezzettandoli in piazzette e marciapiedi, in sagre e micro-associazioni». Quindi l'ulteriore stoccata: «Vogliamo dire ai sardi che ogni volta che il presidente mandava in Consiglio un disegno di legge organico, generale e astratto, i capigruppo rispondevano sistematicamente: 'Quanto c'è per il Consiglio?». Ossia «una “tassa fissa” su ogni legge che i consiglieri pretendevano per poter destinare quote di risorse sui territori di elezione? Vogliamo dire onestamente questa verità e dire che il presidente è diventato antipatico perché non ha mai voluto partecipare a questo gioco?».

Questo sui social. I temi verranno approfonditi in serata: per le 18 Solinas ha convocato la segretaria nazionale del Psd’Az. E i nodi interni al partito verranno affrontati uno per uno.  

(Unioneonline/E.Fr.)

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