«Questa legge parte da un dato: abbiamo un enorme patrimonio edilizio. Riqualificandolo possiamo dare un contributo alla ripresa del comparto delle costruzioni, migliorando tanti edifici nati negli anni ‘60 e ‘70 senza coerenza col contesto urbano e ambientale». Guai a chiamarlo Piano casa: le nuove norme sulla «riqualificazione del patrimonio edilizio esistente» vorrebbero andare oltre i semplici ampliamenti volumetrici, bloccati da quasi un anno, per puntare più in alto migliorando il volto dell’Isola. Su cui si sono stratificati decenni di edilizia, spesso senza badare troppo «al valore estetico» degli interventi. I 15 articoli che Christian Solinas promette di presentare in Consiglio regionale entro l’anno serviranno anche a rilanciare il settore turistico: «Tutti siamo d’accordo sul fatto che la Sardegna possa essere competitiva in questo campo: ecco perché non possiamo restare fermi mentre nel mondo si continuano a migliorare i servizi», dice il governatore. «Servono norme che consentano a queste strutture un adeguamento a standard internazionali».

In concreto cosa potranno fare gli albergatori?

«Tanti hotel sulla costa sono stati costruiti diversi decenni fa, quando si prevedevano spazi molto angusti per alcuni servizi che la clientela ora ritrova ovunque. Questi sono i problemi del tessuto produttivo: coniugare esigenze di sviluppo al valore dell’ambiente e delle bellezze inviolabili dell’Isola».

Il testo darà la possibilità di riqualificare anche i porti turistici, con nuove strutture dedicate a servizi e accoglienza.

«È una opzione che l’assessorato all’Urbanistica ha voluto prevedere per rilanciare la portualità. Esistono numerose realtà che si candidano a essere porte d’accesso dell’Isola. Questo capitolo sarà oggetto di discussione in Consiglio, con i Comuni che ospitano le strutture, e mi auguro col mondo accademico».

La legge consentirà di nuovo gli ampliamenti degli edifici.

«Città, periferie e agro hanno bisogno di ritrovare la loro fisionomia e rispondere alle domande attuali. Penso alle richieste della Terza età, con l’abbattimento delle barriere architettoniche, e all’efficientamento energetico. Dentro i grandi centri ci sarà l’occasione per dare una nuova vocazione a spazi compromessi. Abbiamo ottimi esempi: Milano ha rilanciato l’economia e ripreso il ruolo di città guida quando ha realizzato gli interventi di riqualificazione urbana».

In questi casi però ci sarà bisogno dell’intervento dei Comuni: spesso è mancata la collaborazione tra Enti locali e uffici.

«Il vero freno è stata la stratificazione di norme paesaggistiche, edilizie e urbanistiche, che ha generato una difficoltà attuativa negli uffici tecnici. La “paura della firma”, che ha rallentato la macchina amministrativa. Cittadini e imprese si sono poi trovati con titoli abilitativi messi in discussione dai tribunali. Servono regole certe e collaborazione».

Per ottenere questo risultato basterà una “moral suasion”?

«Le norme che vogliamo adottare devono limitare le difficoltà interpretative. A questo testo seguirà poi la legge urbanistica vera a propria. Adottati i due capisaldi si procederà con l’abrogazione degli spezzoni di vecchie normative che creano solo confusione».

Nei 300 metri dal mare saranno consentiti ampliamenti solo nelle strutture ricettive.

«Siamo per la tutela di questa fascia. Ma c’è un tema: esistono già volumetrie realizzate prima di noi e a volte molto male. Si può intervenire per permettere una migliore integrazione nel paesaggio e nel caso degli alberghi dare migliori servizi per renderli più competitivi».

Manca meno di un anno e mezzo alle elezioni regionali: riuscirete ad approvare anche la legge urbanistica?

«La legislatura è stata falcidiata da due anni e mezzo di pandemia. Il Consiglio deve lavorare a tamburo battente, intensificando le sedute per definire leggi e provvedimenti che i sardi attendono da tempo. La Giunta attiverà tutti gli strumenti d’impulso. La legge urbanistica serve perché l’ultima è del 1989. Il mondo è cambiato e si deve trovare un equilibrio nuovo».

Avete avviato il confronto con lo Stato per la revisione del Piano paesaggistico?

«Speriamo di avere un rapporto proficuo col nuovo Governo. La Sardegna applica norme paesaggistiche che non trovano simili nel resto d’Italia. L’attuazione del Codice Urbani è stata mediata da un’intesa tra Regione e Ministero sottoscritta qualche legislatura fa, che impedisce di fatto una pianificazione urbanistica, concessa invece in altre zone».

A cosa si riferisce?

«Tanti soggetti spesso additano come esempio virtuoso la Toscana, con il famoso Chiantishire, dove nell’agro si realizzano bellissime strutture spesso convertite a usi turistici, ma tollerano che in Sardegna tutto questo sia negato. Qui si possono costruire solo vani attrezzi, spesso privi di valore estetico».

Che atteggiamento si aspetta dal Consiglio durante l’esame della nuova legge e quali saranno i tempi?

«Nella parte finale dell’anno chiuderemo la Omnibus e la Finanziaria, poi ci sarà tempo per l’esame in commissione del testo sulla riqualificazione del patrimonio edilizio, senza snaturare però la filosofia complessiva. In passato si sono arricchiti i testi con norme di dettaglio che hanno portato alle impugnazioni».

Qual è l’umore all’interno della maggioranza?

«Tra poco ci saranno gli Stati generali: sarà un momento necessario in cui si ritroverà la comunità del centrodestra autonomista, civico e sardista per definire le priorità di questa Giunta. Abbiamo un anno e mezzo per concentrarci su sanità, urbanistica, energia e trasporti».

A proposito di trasporti: la Lega pressa per l’assegnazione dell’assessorato, di cui ora lei ha l’interim.

«L’assessorato è in ottime mani (sorride), e ha una dirigenza all’altezza della situazione. Siamo in attesa di pubblicazione sulla gazzetta ufficiale europea dei bandi sulla continuità. Nonostante le preoccupazioni nell’ultima estate abbiamo superato i 25 milioni di presenze. Significa che i collegamenti non sono mancati».

Michele Ruffi

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