Lo spoglio per le elezioni in Sicilia è iniziato alle 8 di stamattina, dopo il voto di ieri, come previsto da una contestata legge regionale.

E più va avanti più si allarga la forbice tra Nello Musumeci (sostenuto da Forza Italia, Noi con Salvini e Fratelli d'Italia) e Giancarlo Cancelleri (M5S).

Il candidato del centrodestra viaggia ormai a vele spiegate verso la vittoria: con 5000 sezioni scrutinate sulle 5300 totali Musumeci è al 39,9%, cinque punti percentuali in più rispetto a Cancelleri (34,6%). Seguono il candidato Pd Fabrizio Micari (18,5%) e quello della sinistra radicale Claudio Fava (6,1%).

Infine, Roberto La Rosa, candidato governatore del movimento indipendentista "Siciliani Liberi", fermo all'0,7 per cento.

In calo l'affluenza nella regione: rispetto al 2012 i dati aggiornati alla tarda serata di ieri parlano di un 46,76 per cento (47,41 cinque anni fa).

Nello Musumeci (a sinistra) e Giancarlo Cancelleri al voto
Nello Musumeci (a sinistra) e Giancarlo Cancelleri al voto
Nello Musumeci (a sinistra) e Giancarlo Cancelleri al voto

M5S - Il Movimento 5 Stelle ha riconosciuto la vittoria di Musumeci, ma non ci sarà nessuna telefonata di congratulazioni, come vorrebbe il galateo. "Non ho chiamato il vincitore e non lo chiamerò, altrimenti avrei dovuto chiamare i Genovese, i Cuffaro: questa è una vittoria contaminata dagli impresentabili e dai media che non ne hanno parlato". I pentastellati rivendicano comunque con Luigi Di Maio il buon risultato ottenuto, sottolineando di aver "tenuto testa all'accozzaglia del centrodestra" e di essere "la prima forza politica del Paese". "Da oggi - ha dichiarato Di Maio nel commentare i risultati - il nostro competitor non è nè Renzi, nè Berlusconi nè Salvini", ma "i cittadini rassegnati, che credono che non si possano cambiare le cose. I nostri avversari sono loro, gli indifferenti. Molti degli astenuti tra 2-3 mesi si pentiranno di non essere andati a votare".

CENTRODESTRA - "Mi scuso del ritardo, ma sono particolarmente prudente e volevo certezza di un risultato consolidato. Sono felice di avere ricevuto il consenso per un ruolo di così grande responsabilità. Voglio essere e sarò il presidente di tutti i siciliani, di chi mi ha votato e di chi, legittimamente, ha votato altri candidati o non ha partecipato al voto". Queste le prime parole del nuovo governatore.

"Il patto dell'arancino - ha invece commentato Giorgia Meloni festeggiando i risultati - è stato un po' drammatico per la nostra linea, ma a livello politico è stato l'avvio di un percorso che ci vede vincenti in Sicilia e che ci deve insegnare che cosa gli italiani si aspettano da noi".

"Ci insegna che non è vero che si vince al centro, che si vince con le identità annacquate ma che si vince con le identità chiare, con le proposte coraggiose, e dicendo no alle melasse e alle ammucchiate".

"Si vince dicendo no a quelli che hanno tradito l'Italia alle larghe intese e agli inciuci. Dalla Sicilia noi dimostreremo che quello è il modello che vince a livello nazionale".

"Il centrodestra è l'unica alternativa al grave pericolo che il nostro Paese cada in mano al ribellismo, al pauperismo, al giustizialismo", le ha fatto eco Berlusconi.

PD - A sinistra invece volano stracci. E Faraone (Pd) accusa Articolo 1 e il presidente del Senato Pietro Grasso, che mesi fa non ha accettato la proposta di candidarsi a governatore: "Non siamo apparsi credibili e vincenti perché ci siamo presentati divisi. Da questo punto di vista la candidatura di Fava ha avuto come unico obiettivo quello di danneggiare il Pd e il centrosinistra. Tutti coloro che continuano a vedere in Renzi un nemico non si rendono conto che favoriscono Salvini e il M5S", ha detto il sottosegretario alla Salute Davide Faraone dal comitato elettorale di Fabrizio Micari a Palermo.

"La destra si è presentata unita. Noi dovevamo dare un segnale di compattezza: la prima proposta l'abbiamo fatta a Grasso e abbiamo ricevuto un no dopo settimane di attesa. Se avessimo avuto continuità con il percorso amministrativo forse avremmo vinto anche oggi".

GRASSO - Immediata la replica del presidente del Senato: "Non si può certamente addebitare a Grasso - si legge in una nota - il fatto che, al di là dell'ardita ipotesi di far dimettere la seconda carica dello Stato per competere all'elezione del Governatore della Sicilia, per lunghe settimane non si sia delineato alcun piano alternativo".

"Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il Pd, peraltro in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie, è quindi una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future".

(Redazione Online/s.s.-D-L)

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