Se si insedierà a Palazzo Chigi al posto di Letta, Renzi sarà l'unico premier tra i 27 della Ue a non avere ancora raggiunto la soglia dei 40 anni. Nei vertici europei, il futuro primo ministro italiano troverà un discreto numero di leader appartenenti alla sua generazione, quella nata negli anni '70 e che, per intenderci, all'epoca della caduta del muro di Berlino non aveva ancora raggiunto la maggiore età. Appena un anno più vecchio di lui è il premier di Malta, Joseph Muscat, fresco quarantenne (è nato il 22 gennaio 1974). Altri "baby premier" sono il primo ministro del Lussemburgo Xavier Bettel (3 marzo 1973), il romeno Victor Ponta (20 settembre 1972) il finlandese Jyriki Katainen (14 ottobre 1971) il ceco Bohuslav Sabotka (23 ottobre 1971) e la slovena Alenka Bratusek (31 marzo 1970). Una pattuglia di giovanissimi che quasi oscura il 47enne premier inglese David Cameron (9 ottobre 1966) e la sua coetanea danese Helle Thoring Schmidt (14 dicembre 1966). Per trovare uno più giovane di Renzi bisogna spingersi fuori dei confini della Ue, nella lontana Islanda: lì il primo ministro è Sigmundur Gunnlaugsson, di tre mesi più piccolo del segretario del Pd: è nato il 12 marzo 1975 e quindi ha ancora 38 anni.

IL PRIMATO ITALIANO - Se si realizzerà la staffetta con Letta, Renzi avrà anche un altro record: sarà lui il presidente del consiglio più giovane che l'Italia abbia mai avuto. Finora la palma apparteneva al democristiano Giovanni Goria, barba da professore e una carriera lampo nella balena bianca: era arrivato a Palazzo Chigi nel 1987 quando aveva 43 anni. Anche Letta aveva bruciato le tappe, insediandosi a 46 anni. Ma meglio di lui aveva fatto l'eterno Amintore Fanfani, che aveva solo 45 anni quando fu chiamato a guidare il suo primo governo nel 1954. Matteo Renzi sarà il terzo presidente del consiglio nella storia repubblicana a non sedere in Parlamento. Prima di lui solo altri due premier arrivarono a Palazzo Chigi senza avere un seggio alla Camera o al Senato: Carlo Azeglio Ciampi nel 1993 e Lamberto Dini nel 1995. Ma in entrambi i casi si trattava di "tecnici" chiamati a traghettare il paese alle elezioni e non certo leader di partito. Ciampi arrivò a Palazzo Chigi nell'aprile del 1993, in piena Tangentopoli, in seguito alla crisi del governo Amato, famoso per la manovra da 90mila miliardi di lire e per il prelievo forzoso sui conti bancari. Ciampi lasciò la carica di governatore di Bankitalia per trasferirsi a Palazzo Chigi: il suo governo durò dal 28 aprile del 1993 fino al 10 maggio del 1994. Dini, nel 1995, era invece il ministro del Tesoro del primo governo Berlusconi. Fu chiamato a subentrare al Cavaliere in seguito al "ribaltone" causato dall'uscita della Lega Nord dalla maggioranza. Restò a capo di un governo sostenuto dal centrosinistra con l'astensione di Forza Italia. Tutti esterni al Parlamento i suoi ministri: restò a Palazzo Chigi dal 17 gennaio 1995 al 17 maggio 1996. Nonostante non si sia mai presentato alle elezioni, Mario Monti non rientra nella categoria dei premier esterni al Parlamento. Pochi giorni prima di ricevere l'incarico di formare il governo, Monti fu infatti nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano: la nomina è del 9 novembre 2011, la formazione del governo del 16.
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