«Squadra che vince non si cambia». L’espressione potrebbe qualificarsi alla stregua, o quasi, di un postulato presupponente un concetto presupposto a monte finalizzato a costituire parte integrante tanto del suo significante quanto del suo significato. Insomma, dicendolo altrimenti, e più chiaramente e semplicemente: sembrerebbe trattarsi di un modo come un altro, con buona verosimiglianza, per voler sostenere che se le cose funzionano bene, tentare di cambiarle potrebbe essere non solo inutile, ma addirittura financo rischioso. Tanto ha ritenuto di dover sostenere, tra espressi e sotto intesi, il Segretario della Lega Matteo Salvini nell’esprimere la sua fiducia nei confronti del governatore uscente Christian Solinas, a sua volta espressione del Psd’Az in Sardegna.

Nulla quaestio: il Partito Sardo, come pure l’attuale Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, sono alleati della Lega nel governo della Regione, e pertanto, non vi sarebbe da stupirsi se anche all’attualità i due partiti volessero proseguire nell’esperimento già intrapreso.

Del resto, l’esperienza empirica potrebbe sorprendere, e non è affatto detto che la eventuale ricandidatura del Presidente uscente non possa concludersi in senso affermativo/confermativo. Le variabili del voto, a tutt’oggi, non paiono ancora compulsabili neppure in via di apprezzabile approssimazione, benché il tempo delle urne sia oramai vicinissimo se resta per buona l’ipotesi di tornare al voto nelle date ricomprese tra il 25 febbraio e il 3 marzo del prossimo anno. D’altra parte, il nocciolo giustificativo dell’insistenza di Matteo Salvini nel voler sostenere la ri-candidatura del Presidente uscente sembrerebbe desumersi dalle parole pronunciate dallo stesso Christian Solinas, come riportate dagli organi regionali di stampa, e sostanzialmente condensate in una duplice affermazione di principio: quella per cui “alle scorse elezioni il centrodestra costruì un’alternativa di governo”; l’altra per cui, quello stesso centro destra, ad oggi, sarebbe, come di fatto è, già al governo, sicché sarebbe venuta meno l’esigenza di “costruire alternative”, necessitando piuttosto, quella medesima coalizione, di ripresentarsi “con una continuità di programmi e con l’esigenza di portare a compimento quanto avviato”.

Ebbene. Per quanto possa essere legittimo, da parte degli avversari politici, esprimere una critica rispettosa e motivata sul quinquennio appena trascorso, il ragionamento dell’alleanza formata da Lega e Psd’Az non sembrerebbe fare una piega sul piano ideologico, e probabilmente, sul piano altrettanto importante dei rapporti interni alla coalizione di centro destra, potrebbe rinvenire la sua opportunità. Tanto più allorquando, scelte alternative non siano state ancora vagliate attraverso l’indicazione precisa e decisa di differenti espressioni soggettive. Ed allora ci si potrebbe pure domandare come mai, all’interno della coalizione ad oggi prevalente paia essere così complicato scegliere l’esponente di punta.

È possibile che la scelta decisa del centrosinistra di promuovere praticamente a larga maggioranza la candidatura di Alessandra Todde in qualche maniera potrebbe aver reso più difficile per gli sfidanti scegliere l’avversario da contrapporre siccome, inevitabilmente, a livello metodologico, si tenderebbe a contrapporre, o a pensare di farlo, un antagonista, uomo o donna che sia, calibrato sulle qualità vincenti della prima? Ebbene, se così fosse, probabilmente il centrodestra, più che puntare (l’ipotesi è chiaramente solo argomentativa) alla riconferma del Presidente uscente, dovrebbe rilanciare la candidatura di taluno dei Presidenti di Regione del passato recente che più sembra essersi contraddistinto per capacità, fattività e audacia e che a tutt’oggi potrebbe vantare un gradimento importante nel contesto degli elettori che potrebbe motivarli a partecipare attivamente al voto. Insomma, la sfida va affrontata con immediatezza, e il nodo della scelta del candidato Presidente, anche all’interno della coalizione di maggioranza, dovrebbe essere sciolto tempestivamente, stante pure la necessità stringente di elaborare il programma per il prossimo quinquennio. Tanto più allorquando, ogni titubanza (si badi bene da ambo le parti) potrebbe avvantaggiare la coalizione avversaria (nel caso di specie quella di centrosinistra) che, a dispetto di ogni previsione, e malgrado le differenze presenti al suo interno, pare aver ritrovato una nuova forza catalizzante, al punto dal poter essere considerata la reale “alternativa”, la spinta propulsiva verso un piano di rinascita della Regione Sarda che ponga al centro del dibattito, quali elementi qualificanti di programma, la Sanità e i Trasporti.

Il tempo stringe, e il tempo delle valutazioni pare giungere alla sua naturale conclusione. Chi vivrà vedrà.

Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro

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