Recovery in Cdm, ma il governo è sull'orlo della crisi - Crimi: "Via i ministri Iv? Tradimento agli italiani"
Italia Viva verso lo strappo, Conte pronto alla sfida in AulaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il Recovery Plan da mettere in salvo in Consiglio dei ministri, poi Teresa Bellanova ed Elena Bonetti potrebbero aprire la crisi di governo con le loro dimissioni.
Non è un esito ancora scritto, ma lo scenario della rottura, che inizia a circolare con sempre maggiore insistenza.
Se Bellanova e Bonetti davvero si dimetteranno, la sfida fra Renzi e Conte potrebbe spostarsi in Parlamento: il premier ha sempre detto che in caso di crisi andrà a verificare alle Camere se ha una maggioranza. E non sembra aver cambiato idea, seppur l'idea di una conta parlamentare genera al Quirinale "forti timori", perché se pure Conte dovesse ottenere la fiducia per un voto o due, un governo sostenuto da una maggioranza limitata sarebbe paralizzato dai veti.
GLI SCENARI - L'unica certezza sembra essere per ora l'approvazione del Recovery Plan in Cdm e l'invio del piano alle Camere. Il passaggio è frutto della "moral suasion" del Quirinale. Il testo è atteso in serata, e i renziani aspettano di leggerlo e saranno in Cdm senza ostacolarne l'approvazione, spiega Ettore Rosato. Il che vuol dire un sì esplicito o una "astensione". Del resto il Cdm potrebbe limitarsi a discutere e acquisire il testo, senza una votazione formale. E il testo, osserva una fonte Dem, è cambiato tanto (con più fondi alla sanità e all'agricoltura) che per Renzi è difficile votare contro.
Nella "road map" tracciata da Conte in asse col Pd, a quel punto il Recovery andrebbe alle Camere per un'approvazione rapida (una settimana o forse due). E si aprirebbe il tavolo per il programma di legislatura.
Questo schema potrebbe essere però rotto dalle dimissioni delle ministre renziane. Perché come dice Renzi, non tutte le risposte possono essere contenute nel Recovery, ma lì deve essere chiara la visione, dal Mes alle infrastrutture, alla giustizia. E finora, osservano da Iv, nessuna risposta è arrivata. Bellanova ne fa una questione di "correttezza" istituzionale del premier. E spiega che sul programma di legislatura, così come sul Recovery, senza risposte lei è pronta a lasciare.
IPOTESI CONTE TER - Se ciò accadesse dopo il Consiglio dei ministri, secondo alcuni Conte potrebbe anche salire al Quirinale e poi aprire un tentativo estremo di dar vita a un Conte ter.
Il Pd ritiene poco praticabile l'ipotesi di sostegno a Conte di una parte di "responsabili" centristi, seppur definisca "non un'eresia" ragionare di un sostegno alla maggioranza della parte più dialogante di FI. Finora gli azzurri lo hanno escluso, ma se si aprisse la crisi, molto dipenderebbe dalle mosse del Pd, osservano dal centrodestra.
L'OFFERTA - L'offerta sul tavolo per la ricomposizione è ancora quella di un patto di legislatura, come fortemente chiesto dal Pd, e un corposo rimpasto. Iv chiede però una "discontinuità" nel merito e nel metodo che dovrebbe passare dalle dimissioni del premier.
BOSCHI E RENZI - Continuano a farsi diverse ipotesi, da un sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Pd a due ministeri di peso per Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato. Renzi esclude un suo ingresso in squadra, ma anche di quello si parla, anche se sul tema c'è la netta opposizione del M5S. "Mi hanno offerto di fare il ministro degli Esteri", le parole di Renzi. "Ma ovviamente gli ho detto di no, perché non mi interessano le poltrone, anche se non lo hanno capito. Di me, per la verità, non hanno compreso niente, pensano che poi mi tirerò indietro, però non è così".
IPOTESI LARGHE INTESE - Lo spettro è ancora quello del voto anticipato, anche se Renzi invia ai suoi deputati una proiezione secondo cui al Pd non converrebbe, perché tutti i collegi andrebbero al centrodestra.
La scommessa dei renziani, se i "responsabili" o un pezzo di Fi non arriveranno a sostenere Conte, è un governo a guida Pd o le larghe intese, con Cartabia o Draghi premier. Ma a quel punto tutto dipenderebbe non solo dai Dem, anche dal M5S, per i quali Conte sembra ora essere unico punto di equilibrio.
(Unioneonline/v.l.)