“Credo sia interesse di tutti contrastare i rave illegali. Trovo invece offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento”.

Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi prova a smorzare le polemiche sul decreto “anti rave”, che prevede fino a sei anni di carcere per “raduni pericolosi” con più di 50 partecipanti.

Il timore evidenziato dalle opposizioni che con quel termine “raduni” si possano andare a “mettere in discussione le libertà dei cittadini”, colpendo anche le occupazioni di scuole e università o le manifestazioni di piazza.

Ma Piantedosi taglia corto: “L’obiettivo sono i rave, vogliamo dissuadere eventi che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti e tengono in scacco intere zone”, afferma in un’intervista al Corriere, ricordando che a Modena si ballava “in un capannone pericolante e si rischiava una strage”, precisando che “la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social”.

Se gli fanno notare che la manifestazione di Predappio non è stata fermata, Piantedosi replica che “si tratta di una pagliacciata che deploro nella maniera più assoluta, che si svolge da anni senza incidenti e con il controllo delle Forze di Polizia”.

Ancora, su ong e immigrazione: “Abbiamo agito sin da subito per dare un segnale immediato agli Stati di bandiera, non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità. Al momento questi eventi rappresentano il 16% delle persone sbarcate in Italia”.

(Unioneonline/L)

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