I fondi non fanno difetto: a disposizione ci sono 40,2 milioni. A mancare sono le strutture, quegli ospedali di comunità previsti dal decreto ministeriale 77 del 2022 per potenziare la medicina territoriale. Ovvero, l’assistenza sanitaria vicino ai luoghi di residenza, anche nei centri più periferici. Ma in Sardegna solo un cosiddetto Odc è attivo sui tredici previsti attraverso le risorse nazionali del Pnrr.

Era il 2022 quando la Regione tagliò il nastro a Ghilarza: venti posti letto per le cure definite a «bassa intensità», perché il ricovero in un ospedale di comunità avviene dopo la stabilizzazione dei pazienti. Cioè l’uscita dalla fase acuta, per cui i malati vengono tenuti sotto osservazione prima del ritorno a casa. E di loro si occupa un team formato da medici, infermieri, oss, fisioterapisti e specialisti ambulatoriali.

Nel Piano regionale degli investimenti, questa è la ripartizione degli ospedali sardi di comunità: due sono previsti a Sassari, uno a Ploaghe e il quarto a Ozieri, per quel che riguarda il nord-ovest dell’Isola. In Gallura le strutture apriranno a La Maddalena e Tempio. Due ospedali di comunità anche per la Asl 3, a Nuoro e Sorgono. Nell’Oristanese (Asl 5), oltre Ghilarza ci sarà un presidio pure a Bosa. Nel Sulcis l’ospedale di comunità verrà attivato al Santa Barbara di Iglesias. Due le strutture programmate anche a Cagliari.

Sullo sfondo resta aperto il “caso Bartolazzi”: l’assessore alla Sanità rischia il siluramento dopo le dichiarazioni sul Businco, l’ospedale oncologico del capoluogo definito «un ologramma» dall’esponente della Giunta.

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