Trecento metri, quattro minuti a piedi. Alessandra Todde e Renato Soru, i due candidati dell'area di centrosinistra – Campo largo e Coalizione sarda –, si sono ritrovati a Oristano, a poca distanza l'una dall'altro. Lei al teatro Garau, a due passi dalla torre di Mariano, lui al teatro San Martino, più giù verso la Cattedrale. Stesso orario, stessi temi. Quasi a marcarsi stretti. Entrambi hanno parlato di sanità, entrambi hanno sparato a zero sull'attuale Giunta.

«Ormai la sanità non è più pubblica, ma privata. Ci stanno cambiando il modello sotto il naso, senza dirci niente. Eppure è un diritto universale e deve rimanere tale», ha detto la deputata del M5S davanti a una platea piena. «È stata smantellata l'assistenza territoriale, si va nei pronto soccorso perché non si sa più a chi rivolgersi. Il nostro primo obiettivo è ripristinare la sanità nei territori. Come? Il personale è stato concentrato negli ospedali principali, soprattutto a Cagliari. Per riuscire a invertire la tendenza bisogna costruire una rete di supporto per i medici di base, che sono come i panda, vanno protetti e conservati», ha spiegato Todde, che poi ha proposto anche una revisione del sistema a numero chiuso nelle università.

Soru sull'altro palco, in via Ciutadella de Menorca: «La Regione Sardegna oggi è tra le Regioni italiane che spendono di più nelle politiche sociali – ha detto – ma non lo sta facendo nel migliore dei modi e lo abbiamo visto soprattutto in quest'ultima legislatura. Invece dobbiamo tornare ad avere a cuore la possibilità di dare un futuro a quelle persone che pensano di non averlo più: queste per me sono le politiche sociali». «Le politiche sociosanitarie – ha sottolineato – vanno programmate localmente sulla base dei bisogni analizzati su misura e della collaborazione tra il sistema regionale e quello delle autonomie locali, come i Comuni, e attraverso il coinvolgimento sul campo del terzo settore».

Sulla scuola: «L’abbandono scolastico non è solo abbandono scolastico: la dispersione scolastica è dispersione sociale. La scuola è importante perché non è solamente il momento dell'istruzione per un lavoro, ma è soprattutto il momento di crescita culturale, di comprensione di se stessi, delle proprie potenzialità, del proprio talento, delle proprie passioni ma anche del proprio ruolo in una comunità». 

(Unioneonline)

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