Il discorso del Premier Conte, nella prima serata di ieri, se per un verso ha evidenziato il persistere di un atteggiamento strettamente prudenziale con buona verosimiglianza dovuto al perseverare dell’incertezza sugli effetti immediati e sulle conseguenze, non solo sul piano sanitario, ma anche economico, delle sia pur minime “concessioni” portate alla nostra attenzione, per altro verso, è servito a metterci di fronte ad un gelido fatto compiuto.

Nulla potrebbe essere davvero più come prima. In meglio o in peggio non è dato sapere, ma d’ora in avanti saremo spettatori, e molto più probabilmente comparse inconsapevoli, di inevitabili cambiamenti sia a livello territoriale locale sia a livello globale. Per il momento, l’unica certezza sembrerebbe essere racchiusa in una semplice quanto banale considerazione sussumibile come di seguito. La crisi scatenata dall’avvento del Covid -19 ha contribuito in larga misura, e direi inevitabilmente, a mettere in discussione non solo la gestione della nostra quotidianità, fin troppo gravemente mutilata nelle sue imprescindibili libertà fondamentali in ragione dell’emergenza epidemiologica, ma anche i tradizionali assetti geopolitici planetari. Prima o dopo, questa crisi, in qualche modo passerà, ma è indubbio che ci consegnerà una società completamente nuova forgiata, inevitabilmente, sulla scorta delle iniziative pratiche che “Chi” ci governa, assumendosene in prima persona la piena responsabilità, sarà capace di mettere in campo nell’attualità per fronteggiarla.

Ed è altrettanto indubbio, io credo, che non si possa pensare di affrontare, e soprattutto superare, un momento così critico trascendendo dalla ricerca di una necessaria e sostenibile corrispondenza tra le molteplici privazioni imposte alle popolazioni e la concreta attuazione di meccanismi di c.d. giustizia sociale tradotta e declinata in fattiva e finalmente generosa presenza statale, soprattutto laddove il “nemico invisibile”, con la sua subdola presenza, sia riuscito ad esprimere, in maniera più stringente che altrove, non solo l’inadeguatezza della risposta sanitaria, ma anche la instabilità dei molteplici e variegati sistemi economici nazionali. Ma allora, alla luce delle proposte riflessioni, in questo nuovo limbo curiosamente assoggettato, per la prima volta, allo strapotere della scienza, quali saranno le basi per la costruzione del mondo di domani? Quale potrà essere, se davvero ci sarà, come taluni sostengono, il nuovo ordine mondiale e, soprattutto, in che modo dovrà essere declinato il principio di solidarietà per poter favorire una qualche forma di cambiamento? Ci sarà ancora, in futuro, uno scontro economico per il controllo del pianeta tra le grandi potenze mondiali come ad esempio gli Stati Uniti e la Cina, oppure ciascuno, nell’immediato, penserà unicamente a concentrarsi sulla ricostruzione interna ai rispettivi territori? In un pianeta messo a nudo dal “nemico invisibile”, segnato da profonde diseguaglianze sociali nella distribuzione della ricchezza, coloro che hanno la responsabilità delle scelte cc.dd. di “governance”, saranno all’altezza delle loro responsabilità? Sapranno gestire e condurre l’azione politica in senso conforme alle nuove esigenze emergenti che impongono, a ben considerare, uno scostamento radicale da qualsivoglia forma di demagogia liberticida? Esiste un pericolo reale di restare travolti, nel prossimo futuro, da sistemi di stretta sorveglianza simil - cinesi in totale dispregio di ogni principio democratico?

La risposta, ad onor del vero, sembrerebbe dipendere dalla rilevanza che i grandi leader planetari sapranno riconoscere al rispetto degli imprescindibili diritti universali dell’umanità quali pietre fondanti di un nuovo e reinterpretato socialismo planetario democratico da contrapporre al “disordine” istituzionalizzato, per così dire, di questi travagliati tempi moderni. Tanto per cominciare, perché, oggi più che mai, appare necessario un immediato abbandono delle cc.dd. politiche di “austerity” a tutto vantaggio di uno statalismo liberal socialista che, per un verso, si ponga da scudo contro ogni forma di diseguaglianza e, per altro verso, faccia da trampolino di lancio per una ripresa produttiva reale che garantisca alle persone non solo l’incentivazione al lavoro ma anche una crescita del loro potere reale d’acquisto.

Quindi, perché, nessuna grande potenza planetaria, e men che meno l’Italia, diversamente da quanto taluni mostrano di ritenere, ha mai pensato di trarre vantaggio dall’emergenza pandemica per consentire un totale ed irreversibile sconvolgimento del nostro occidentale sistema di valori, primo tra tutti la libertà, attualmente doverosamente compresso, ma non sospeso, a favore del superiore diritto alla salute e alla vita. Poi, perché, ciò nonostante, la crisi sanitaria da Covid -19, seppur silenziosamente, ha comunque innescato un confronto aperto tra le varie nazioni, o meglio tra sistemi democratici e sistemi autoritaristici, che esiterà certamente in un nuovo, o forse ancora vecchio, ordine mondiale che sarà direttamente discendente dalla efficienza di ciascuno di essi nell’offrire una risposta sanitaria ed economica efficace e duratura. Infine, perché, se per un verso gli Stati Uniti, si sono impegnati a squalificare la Cina per essere l’artefice della diffusione del contagio, e per altro verso, quest’ultima, si è impegnata invece a conquistare la benevolenza dell’occidente grazie al propagandato successo del proprio metodo di contrasto epidemiologico, per altro verso ancora, la Russia, silenziosamente, quanto meno in apparenza, pare aver affrontato efficacemente la questione senza troppi clamori e con maggiore prontezza. Le variabili per il momento sono tante. E, tutto sommato, non ci resta che attendere vigili ulteriori sviluppi per non farci trovare impreparati.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato - Nuoro)
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