Non teme l'offensiva dei big del centrodestra e dei Cinquestelle, in tour nell'Isola in questi giorni di vigilia del voto per la Camera di Cagliari: il segretario regionale del Pd Emanuele Cani predica calma e si dice «ottimista per il risultato del centrosinistra sia alle suppletive di domenica che alle Regionali» del 24 febbraio.

I vostri "big" vi hanno abbandonato?

«No. Gli altri fanno una campagna elettorale che non tiene conto dei candidati locali. Noi l'abbiamo voluto evitare per metterli al centro del progetto».

Qualche tempo fa, però, sono arrivati in Sardegna Veltroni, Renzi e Bersani.

«Il nostro candidato alle suppletive ha una dimensione adeguata e vogliamo dare questo segnale, senza la necessità di sostegni esterni. In passato ci sono stati dei leader, ma adesso pensiamo al territorio».

Ma alla fine verrà qualcuno?

«La coalizione che sostiene Massimo Zedda ha una forte presenza di liste civiche nate su base territoriale. Le passerelle dei big nazionali non sono necessarie».

Soddisfatto delle vostre liste?

«Sono molto rappresentative del territorio regionale. Un bel mix tra esperienza e innovazione».

Rispettare la parità di genere è stato complicato?

«No. Come Partito democratico rappresentiamo entrambi i sessi da molti anni».

A che punto siete col programma?

«Abbiamo tenuto nel territorio regionale la conferenza programmatica e siamo pronti a consegnare a Zedda il nostro contributo. Poi, sarà la coalizione a discutere il programma di governo».

Il centrosinistra è ancora un'opzione valida?

«Basta guardare l'attività del governo degli ultimi mesi: soltanto propaganda. L'accordo di potere tra Lega e M5S sta portando il Paese nel baratro».

Teme una scarsa affluenza al voto di domenica?

«È probabile, ma spero che la gente approfitti di questo voto per mandare un messaggio chiaro e di bocciatura a chi ha vinto il 4 marzo».

Sarà un test per le Regionali?

«Sono elezioni diverse, che siamo costretti a ripetere per una scelta scellerata del Movimento 5 Stelle. Non c'è legame con le Regionali, ma momenti in cui fare valutazioni».

Con sette o otto candidati presidente è tutto più imprevedibile?

«La frammentazione può modificare il risultato. Anche se io penso che la polarizzazione del voto sia su poche liste».

Nell'operazione Zedda, il Pd ha voluto restare un passo indietro. Scelta vincente?

«Penso che in una squadra tutti abbiano un ruolo, pari diritti e tutti devono essere protagonisti».

M. S.

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