Bilaterale a Bruxelles tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, il primo ufficiale dopo i due colloqui informali di Roma e Sharm el Sheikh - che per l'Italia arriva forse nel momento migliore.

Il confronto a margine del Consiglio europeo è durato circa un’ora e mezza, dopo cinque mesi di gelo tra i due. Nessuna parola su quanto si sono detti ma Macron, travolto dalla bufera per la contestata riforma delle pensioni, ha bisogno di sponde sui suoi temi europei. Ossia il nucleare, la risposta comune alle migrazioni, un fondo ad hoc per le tecnologie pulite e il rilancio della competitività dell'Unione.

Per Meloni triplice obiettivo: mantenere il punto - fortemente critico - sull'eccessiva ideologizzazione del Green Deal, difendersi dai falchi sulla riforma del Patto di Stabilità che sarà partorita solo ad aprile e rilanciare la battaglia sui migranti. E su due di queste tre battaglie la sponda di Parigi, per l'Italia, è imprescindibile. 

Insomma sfide di medio e lungo termine e posizionamenti. L'incontro è stato fissato per il dopo cena, al termine di una serpentina di dibattiti, tra Ucraina, piano Net Zero, Patto di Stabilità, energia e migranti.

«Sui migranti mi aspetto passi avanti dall'Ue ma posso dire di essere soddisfatta della bozza di conclusioni», è stato l'esordio di Meloni. Le conclusioni in realtà non segnano alcuna svolta ma ribadiscono la necessità di una rapida attuazione del Piano d'Azione della Commissione. Per l'Italia si può fare di più. Già nel panel sull'Ucraina, presente il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, Meloni spiega che la guerra ha provocato uno "shock geopolitico" non solo sul fronte Est ma anche su quello Sud. Destabilizzando il Sahel - con il contributo della Wagner - e creando una "tempesta perfetta" nel Maghreb, dove la Tunisia rischia di saltare in aria.

E, non a caso, la premier torna su un punto caro all'Italia: Banca Mondiale, Fmi e Ue sono invitati a fare di tutto per sborsare i fondi a Tunisi. «Se la Tunisia crolla del tutto si rischia una catastrofe umanità, con 900mila rifugiati», ha detto – secondo fonti – Meloni prendendo la parola al Consiglio europeo.

Sui migranti «bisogna attuare il regolamento di Dublino e rafforzare le frontiere», sottolinea l'olandese Mark Rutte. I Paesi Med, Italia in testa, ribadiscono la necessità di azioni comuni per prevenire le partenze e una seria applicazione del principio di solidarietà. Chiedendo, anche, più fondi europei. Ursula von der Leyen, a cena, illustra i progressi operativi fatti dalla Commissione quando, nel pomeriggio, circola un'analisi tecnica degli uffici del Consiglio che tacciano di «vaghezza» le misure messe in campo.

(Unioneonline/D)

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