Nei giorni scorsi, l’appello congiunto del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e dei suoi omologhi di Germania, Frank Walter Steinmeier, e Austria, Alexander Van der Bellen, pare aver attirato l’attenzione generale, sia per essere stato rivolto alla collettività dai Presidenti di tre grandi Paesi Europei, sia per i suoi contenuti, probabilmente semplici nella loro enunciazione, ma carichi di significato nella loro sostanza.

Nel voler sottolineare che “sarà un anno cruciale per la democrazia in Europa e in molte parti del mondo”, di un “anno decisivo che (andrà a) stabili (re) la rotta per i decenni a venire", si racchiude non solamente il puro e semplice invito rivolto alla generalità dei cittadini europei di recarsi alle urne per esprimere la propria preferenza di voto, ma anche, e soprattutto, l’esigenza di rendere quanto più ampia la partecipazione popolare, e quindi lo scambio democratico, in un momento storico di transizione e trasformazione.

Potrebbe apparire un appello quasi scontato se non si riflettesse sulla sua straordinaria attualità. Intanto, perché, allo stato attuale, quella che viene generalmente qualificata nei termini omnicomprensivi e generalizzati di “offerta politica” parrebbe aver perduto il suo carattere per così dire bilaterale netto di contrapposizione siccome, financo al loro interno, le differenti coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra parrebbero poter distinguere differenti capi politici, risultando così paradossalmente concorrenziali tra loro. Quindi, perché, se è vero, come pare essere vero ed incontrovertibile, che "il nostro ordine democratico liberale è profondamente legato all'unificazione europea”, secondo quanto hanno sostenuto i tre Presidenti, allora, appare altrettanto vero che sia dovere di ogni cittadino, nell’ambito del proprio personale convincimento e credo politico, partecipare convintamente, attraverso l’espressione del proprio voto, al processo di cambiamento delle dinamiche europee nel pieno rispetto dei valori fondanti dell’Unione, per riuscire a conservare e preservare quel principio di “convivenza basata sull'ordine democratico e sulla pace” su cui hanno sempre insistito in maniera accorata i tre richiamati Presidenti.

Inoltre, perché, allorquando i Presidenti Mattarella, Steinmeier e Van der Bellen sostengano che «una volta raggiunta, la democrazia» la stessa «non è garantita» siccome la «contrapposizione dei nazionalismi esasperati genera la guerra», allora sembrerebbe apparire oltremodo doveroso riflettere sull’importanza di costruire percorsi di pace condivisa nei differenti ambiti di vita, procedendo nel senso della difesa delle istituzioni e dei valori democratici. Infine, perché, a ben considerare, l’appello dei tre Presidenti, sembrerebbe quasi supplire (l’utilizzo del condizionale è doveroso) alla azione della politica generalmente intesa nel suo ruolo di coinvolgimento del popolo degli elettori.

A ben considerare, e senza voler per ciò stesso scomodare Lapalisse, appare appena il caso di rilevare che l’appello rivolto dai tre Presidenti, induca invero ad una riflessione chiara e consapevole sul valore della espressione della preferenza all’interno dell’urna, sulla importanza delle aspettative che ogni cittadino impegnato che voglia essere coinvolto attivamente nel processo di cambiamento rifletta sulla azione politica strettamente intesa, su quale sia l’assorbenza della partecipazione dei giovani al dibattito politico. In questa ottica sarebbe probabilmente un grave errore non riflettere sulla rilevanza delle parole dei tre Presidenti che, invero, paiono riflettere, nei loro contenuti sostanziali, l’esigenza di sollecitare il massimo coinvolgimento popolare nel processo delicatissimo di cambiamento che appare necessario intraprendere a livello sovra-nazionale ed orientato alla costruzione di una autentica Europa dei Popoli e per i Popoli.

In questo senso, l’invito del Capo dello Stato, sembra giungere forte e chiaro quale esortazione a superare ogni e qualsivoglia ragione di potenziale disaffezione verso la politica e le sue dinamiche per giungere ad una partecipazione consapevole e motivata ed alla espressione della propria preferenza all’interno dell’urna in maniera responsabile, tanto nei confronti della comunità nazionale quanto di quella sopra-nazionale da cui la prima, in forza della appartenenza, parrebbe dipendere.

La partecipazione quanto più condivisa, detto altrimenti, può contribuire alla creazione di una Europa che sia quanto più possibile vicina alle esigenze della maggior parte dei consociati, che sia lo specchio ed il riflesso delle aspettative comuni e per conseguirne gli obiettivi. Il futuro dell’Europa, sembrerebbe restare affidato agli esiti del voto di giugno. Partecipare per cambiare. Ed in questo senso, appare doveroso, da parte degli schieramenti in campo, offrire alla attenzione generale proposte politiche chiare e definite, facilmente percepibili ed apprezzabili nella loro attualità e necessarietà.

Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro

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