"Spoliticizzare" il Viminale dopo la sbornia di propaganda dell'uragano Salvini.

Era l'indicazione del Colle, e Giuseppe Conte l'ha seguita, evitando di assegnare gli Interni a un politico di sinistra che sarebbe prevedibilmente stato il bersaglio quotidiano del suo predecessore.

Per questo la scelta è caduta su un tecnico, per di più donna, dopo mesi di "machismo" leghista che mostrava i muscoli sui social network.

Luciana Lamorgese, 66 anni tra una settimana, è un prefetto con una lunga carriera al Viminale.

E ha affrontato più volte, e con diversi ruoli, il tema migranti, predominante nella campagna di Matteo Salvini.

Un tecnico per la normalizzazione, sì, ma che soddisfa anche il Pd. Perché è nel segno della discontinuità: sicuramente non la vedremo sui terrazzi del Viminale a fare dirette Facebook e lamentarsi col sindaco di Roma per i gabbiani "che sembrano pterodattili". Così come non la vedremo battibeccare un giorno sì e l'altro pure con giornalisti, scrittori, comici.

Facile ipotizzare che, già prima di eventuali modifiche ai decreti sicurezza che il Pd pretende, non firmerà il divieto d'ingresso in acque italiane per la prossima nave umanitaria che soccorre dei naufraghi. Non ha l'obbligo di farlo, ne ha solo facoltà. Potrà disinnescare gli effetti del decreto sicurezza bis già prima che venga modificato.

Lamorgese da prefetto di Milano aveva bacchettato le ordinanze antimigranti dei sindaci leghisti con queste parole: "È importante accettare la diversità, che è ricchezza, e procedere con l'integrazione. Bisogna accogliere nelle regole e non respingere il diverso, che può anche essere un arricchimento per il territorio".

Il nuovo ministro potrà dare nuovo impulso alle politiche dell'integrazione, depotenziate da Salvini, e provare a ricucire il rapporto con Bruxelles e le altri capitali europee, lavorando per uscire da quel Trattato di Dublino che per l'Italia è diventato una gabbia.

Non sarà facile mediare tra le esigenze dem, che vogliono disinnescare le politiche di Salvini, e quelle pentastellate, con Di Maio che punta a mantenere una linea rigorista anche per non sconfessare quanto fatto con il governo gialloverde.

Si partirà da quanto scritto nel 15esimo dei 26 punti contenuti nelle linee programmatiche. Cominciare seguendo le osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica. Mattarella in merito al decreto sicurezza bis aveva sollevato "rilevanti perplessità" sulle sanzioni a carico delle navi. Serve, aveva detto "la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti", ricordando inoltre che il divieto può essere disposto "nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia".

Anche sul primo decreto sicurezza, che conteneva una stretta sui richiedenti asilo, Mattarella aveva scritto per sottolineare che "restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato".

Il Pd punta all'abrogazione tout court dei due provvedimenti, se si troveranno convergenze si potrebbe anche riscrivere una nuova legge sull'immigrazione mandando in pensione la datata (e ultracriticata dalla sinistra ma mai modificata) Bossi-Fini.

(Unioneonline/L)
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