Quattro anni fa arrivò una vittoria oltre ogni previsione, uno tsunami giallo che dilagò per tutta la Sardegna. Oggi la situazione è molto diversa. E a questo giro il ruolo di forza pigliatutto nel nome del “cambiamento”, sembra esserselo accaparrato Fratelli d’Italia.

Ma di una cosa Ettore Licheri, 59 anni, portavoce al Senato del Movimento 5 Stelle, sembra certo: la disfatta grillina annunciata nei mesi scorsi «non ci sarà». Avvocato sassarese con un passato anche nella Procura sportiva federale, è in campo come capolista al plurinominale del Senato per il partito oggi guidato da Giuseppe Conte, che in quel trionfale 2018 era un professore di diritto a Firenze digiuno di politica e sconosciuto ai più.

Gli ultimi sondaggi vi davano in ripresa soprattutto al Sud, sarete la sorpresa delle elezioni?

«Credo che Giuseppe Conte stia interpretando meglio di tutti la volontà di proteggere, prima di ogni cosa, i cittadini dalla tremenda crisi che ci travolgerà quest’inverno. La sua è la voce delle piccole partite Iva, dei pensionati, dei giovani, delle donne».

In ogni caso il risultato sarà di parecchio inferiore al trionfo del 2018: dove avete sbagliato?

«Il boom 5 Stelle del 2018 è stato un accadimento che nella storia di questo Paese non si vedrà più per nessuna forza politica. Ma se un movimento come il nostro, nel suo punto di consenso più basso, non è mai sceso sotto il 10%, ciò significa che si candida ad essere l’unica vera forza popolare progressista del Paese».

Quanto è cambiato il Movimento dopo 4 anni al governo?

«È maturato dopo un profondo processo di trasformazione. Ma sui temi della Giustizia, dell’etica pubblica e della difesa dei più deboli restiamo intransigenti. E i cittadini lo hanno capito: credo che sia questa la ragione dei sondaggi favorevoli di queste settimane».

Reddito di cittadinanza, sicuri che non vada almeno rivisto?

«Ogni legge si può migliorare. Ma trovo davvero incredibile che in un momento in cui viviamo un'emergenza sociale, con un milione di poveri in più e problemi serissimi nelle periferie, ci sia chi propone di abolire il reddito di cittadinanza come Meloni e Renzi».

Sulle sanzioni alla Russia e gli aiuti militari all'Ucraina siete sempre stati titubanti, ma che alternative proponete?

«Non siamo stati affatto titubanti. Abbiamo sempre detto come fosse doveroso lavorare ad una soluzione politica della guerra, e nessuno finora lo ha fatto con la giusta determinazione. L'Europa deve conquistare una propria indipendenza strategica e diventare portavoce di una concreta iniziativa di pace. E tutto questo sulla base di una concezione multilaterale dei rapporti internazionali che coinvolga direttamente Stati Uniti, Cina e India. Ricordiamoci che questa guerra si sta svolgendo in Europa e sarà l'Europa ha sopportarne maggiormente i rischi militari ed economici».

Costo dell'energia e inflazione alle stelle, si annuncia un autunno-inverno drammatico, come intendete agire?

«Mi faccia dire che siamo stati i primi a dicembre dell’anno scorso a parlare di inflazione e crisi energetica. Il 26 febbraio l'inflazione era al 4,8%, il livello più alto da 1996, e le bollette della luce erano già a +131%. Conte supplicava Draghi di intervenire con misure forti e coraggiose, ma lui e purtroppo anche i nostri alleati pensavano alle armi. Ora è tardi, la spirale recessiva è in pieno svolgimento. Oggi occorre fare la voce grossa in Europa , esattamente come Giuseppe Conte fece nel 2020 quando fummo il paese più colpito dal Covid. Dobbiamo replicare le sue politiche per un nuovo Recovery Fund dedicato all’energia. Se c’è riuscito Conte, può riuscirci anche Draghi, non crede?»

Se l’Italia non sta bene, la Sardegna è messa peggio e le emergenze sono tantissime: caro bollette, prezzi alle stelle, scuola, lavoro, trasporti. Come si evita il tracollo?

«Per la Sardegna il Pnrr destina più di 1 miliardo e mezzo di euro. Una cifra astronomica. Ma i soldi non bastano se non ci sarà una classe politica all’altezza del compito. Spero che i sardi abbiano capito di aver sbagliato consegnandosi mani e piedi ai leghisti. Il Pnrr è un'occasione storica per invertire la rotta e aprire una nuova stagione di ricostruzione delle fondamenta dell’isola, superando vecchie logiche assistenzialiste e intervenendo invece per creare lavoro e occupazione e quindi sviluppo sostenibile e duraturo».

La sanità sarda sembra una malata irreversibile, che fare?

«Anche in questo caso il Pnrr ci mette a disposizione 220 milioni ma questa giunta di destra li sta polverizzando. Se verrò eletto chiederò formalmente la nomina di un Commissario straordinario. La sanità sarda va commissariata, non esiste purtroppo altro rimedio. I disastri della gestione della giunta sardo-leghista sono davanti agli occhi di tutti. Se aspettiamo ancora un po’ resteranno le ceneri».

Ipotizziamo uno scenario come quello del 2018, in cui nessuno ha i numeri per governare: cercherete un accordo col Pd?

«Non è il momento di giocare sulle ipotesi. Purtroppo oggi la destra, Enrico Letta, Salvini, il centro, sono diventati una cosa sola. Noi stiamo dall'altra parte, ci presentiamo da soli, con l'orgoglio di non aver mai venduto l'anima al diavolo».

Massimo Ledda

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