L'editoriale del direttore: "La scelta dei sardi"
Ci si augura di poter scegliere con la testa o con il cuore, perché con la pancia abbiamo già datoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Caro Gesù Bambino e caro Babbo Natale (così non scontentiamo nessuno), dateci oggi, domani, e via via sino a fine febbraio una campagna elettorale che ci faccia capire chi merita di governare la Sardegna. Sinora, aspettando che il quadro dei candidati alla presidenza si completi, abbiamo capito poco di cosa vorranno fare per conquistare la nostra fiducia e il nostro voto.
L'unica certezza è la sanità. Molti hanno fatto a gare nell'annunciare che, conquistata Villa Devoto, smantelleranno pezzo per pezzo il castello dell'Azienda unica per la tutela della Salute, costruito con fatica (e non solo) negli ultimi cinque anni.
Ed è un coro polifonico. Con tante voci insospettabili, non necessariamente tra chi ha cambiato (persino più volte) casacca. Altro giro, altra corsa. Si sa, nulla è per sempre. Figurarsi la simpatia per un partito o per un'alleanza fondata sull'opportunità, personale e politica.
L'elenco di chi può sentirsi chiamato in causa è lunghissimo, basta rileggere gli ultimi anni e gli ultimi mesi. Una realtà che è anche figlia nostra, più o meno legittima. Sarà pure banale, ma siamo noi, in questa Repubblica che qualche volta evoca frutti esotici, a decidere chi governerà.
Ecco perché, caro Gesù Bambino e caro Babbo Natale, ci piacerebbe poter scegliere con la testa, magari anche con il cuore, ma con la pancia no, con la pancia abbiamo già dato.
Non ci possiamo accontentare di una classe politica che, allargando le braccia, ci ricorda che siamo gli unici in Europa senza metano. Lo sappiamo già.
Vorremmo ascoltare programmi concreti su come risparmiare sulla bolletta di casa. E su quella delle imprese, piccole e grandi (se ancora ci si crede) che siano. A fine mandato si parla di agricoltura moderna. Già sentito alla vigilia del voto del 2014. Abbiamo aspettato cinque anni (ma molti di più erano trascorsi prima, inutilmente) per conoscere il piano strategico sul turismo. Speriamo che, per chiunque governi, possa essere una buona base per farci uscire dal precariato delle vacanze.
Abbiamo anche sentito tanto parlare di insularità ed è stata cosa buona e giusta. Ma perché non sia solo un bell'esercizio di buone intenzioni, i nostri politici, tutti, dovrebbero fare squadra per dare contenuti, senza etichette di partito. Guai a chi ci tocca la nostra meravigliosa Isola, non la cambieremo per nulla al mondo. Ma siamo stanchi di essere presi per i fondelli da compagnie aeree e di navigazione che fanno il bello e il cattivo tempo, persino con i soldi pubblici. I nostri.
Ormai agli sgoccioli della legislatura, nelle stanze dei bottoni riparte il disco rotto sulla lotta alla burocrazia. È sembrato più un sussulto di coscienza che un impegno vero. Ma è così da generazioni. Ci piacerebbe fosse una priorità nell'anno nuovo, ma forse pretendiamo troppo.
Intanto grazie, caro Gesù Bambino, caro Babbo Natale, per aver ascoltato anche noi. E scusate se approfitto di questa letterina per fare gli auguri alla Grande Famiglia dell'Unione Sarda, noi e voi che avete il piacere di leggerci. Tra qualche mese festeggeremo i 130 anni. Chissà chi ci sarà al governo della Sardegna. Noi, nell'attesa, ci accontenteremo di poter scegliere. Con la testa. E con il cuore. Buon Natale a tutti.
Emanuele Dessì