"Io mi scuso perché sono stato poco attento, mentre giravo per il Paese, a quello che c'era a casa mia. Io non sono in quella coop, ma approfondirò tutto come deputato della Repubblica".

Aboubakar Soumahoro, finito nella bufera per le indagini sulle coop pro-migranti gestite dalla moglie e dalla suocera (quest’ultima indagata per malversazione in un’inchiesta giudiziaria a Latina), si difende a “Piazzapulita”. 

Sotto la lente della Guardia di finanza ci sarebbero presunti mancati pagamenti ai dipendenti e contratti non regolari. Sarebbe di almeno 400mila euro l’ammontare degli stipendi non corrisposti mentre 200mila sarebbero stati distribuiti alla dirigenza della coop. Cifre che mettono in discussione la scelta della compagna di mostrarsi sui social con abiti costosi e firmati.

«Quelle immagini? Non mi hanno creato imbarazzo - ha detto Soumahoro -. Il diritto all'eleganza e alla moda è libertà, la moda non è né bianca né nera. Poi quelle immagini vanno datate. Mia moglie ha la sua vita. Non lavora più nelle coop».

Soumahoro ha negato di aver mai usato i soldi delle donazioni per finanziare la sua ascesa politica: «Assolutamente no, mai. Anzi, ci ho anche rimesso». Quanto alla coop «non sapevo delle indagini. Ho commesso una leggerezza. Ma se fossi stato a conoscenza di una eventuale indagine non mi sarei nemmeno candidato». Sul non aver avvisato il partito che la famiglia gestiva centri di accoglienza «è vero, la mia famiglia gestisce centri di accoglienza, ma quella gestione ha una ventina di anni e la mia attuale compagna l'ho conosciuta nel 2018 quando la coop già esisteva». A fronte dei ritardi nei pagamenti lamentati dai lavoratori – mentre le coop si sono finora difese spiegando che anche loro sarebbero in attesa dei trasferimenti da parte degli enti locali, ed è per questo che le buste paga non sarebbero state emesse - «doveva scattare da parte mia un ulteriore approfondimento. Essermi limitato a questa situazione non me lo perdono».

«Avere la gestione di una coop non è un reato – ha aggiunto - diventa un problema quando i diritti e le condizioni di lavoro e il rispetto non vengono garantiti. Per me non c'era imbarazzo».
In uno di quei centri di accoglienza «sono stato e le condizioni che ho visto non corrispondevano alle immagini che si sono viste. Avrei dovuto non solo improvvisare delle visite, ma andare a verificare in giro se quella che avevo visto era l'unica condizione. D'altronde dalle testimonianze che ho sentito, e proprio alla luce di queste, dico: bene hanno fatto i lavoratori a rivendicare i loro sacrosanti diritti. Chi ha sbagliato dovrà risponderne». Laddove ci sono illeciti «sono io ad affidarmi alla magistratura senza alzare lo scudo familiare». 

Soumahoro ha poi detto di essersi pentito del video in lacrime diffuso nei giorni scorsi sui social: «Non farei mai più quel video, è stata una debolezza, vorrei chiedere scusa a tutte le persone che conoscono me, Aboubakar, per quelle lacrime».

Ieri il deputato ha deciso di autosospendersi dal gruppo di Alleanza Verdi Sinistra. «Mi sono autosospeso perché credo fermamente nei valori dell'integrità - ha spiegato -, ma anche per rispetto e tutela della storia che mi porta qui, che non è solo la mia ma di tante migliaia di persone. Per questo sono giunto a questa decisione». 

(Unioneonline/D)

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