Gli elettori dell'area metropolitana di Cagliari domenica prossima saranno convocati per eleggere nel proprio collegio un deputato della Camera. Tutto questo avverrà nel disinteresse quasi totale della maggioranza della popolazione. Che cosa è successo? Il 4 marzo era stato eletto il pentastellato Andrea Mura, ma il Movimento lo ha affondato accusandolo di sistematico assenteismo.

Non era mai successo nella storia del parlamento repubblicano che un partito cacciasse da Montecitorio un suo membro per prolungata assenza dai banchi della Camera, eppure casi di "sparizione" di deputati e senatori nel corso della storia parlamentare italiana se ne sono verificati tanti, con percentuali che superavano abbondantemente il 90%. Potere del cambiamento: bisogna riconoscerlo. Di conseguenza, la nuova legge elettorale prevede che quanti sono stati eletti in un collegio vengano sostituiti con una nuova consultazione. Quindi, Cagliari sperimenterà, prima in Italia, "l'onore" di tornare alle urne per scegliere il suo deputato.

Ci aspettavamo una campagna elettorale con un minimo di tensione, invece, si registra una bonaccia assoluta, in quanto ben pochi si sono accorti dell'appuntamento e gli stessi partiti non hanno fatto niente per scaldare il confronto che anticiperà la successiva sfida a livello regionale del 24 febbraio. In teoria, il confronto di domenica rappresenta una prima verifica politica per il governo giallo-verde, in pratica il governo sarà quasi del tutto assente o, se vogliamo essere più maliziosi, si presenta diviso, ma non troppo.

Spieghiamoci meglio. Si sono presentati quattro candidati, tre dei quali appartenenti all'opposizione. Daniela Noli, uscita sconfitta nelle ultime consultazioni, prescelta da Forza Italia per vendicare la sconfitta subita a marzo da Cappellacci proprio contro il velista Mura; Andrea Frailis, sostenuto dalla coalizione di centrosinistra che sosterrà Massimo Zedda nella corsa di governatore a febbraio e, infine, Enrico Balletto per Casapound, dichiaratosi l'unico esponente sovranista realmente in gara, dato che il partito che attualmente viene ritenuto dai sondaggi il primo per gradimento in Italia, la Lega di Salvini, ha deciso di disertare questa elezione.

Paradossalmente l'onere di rappresentare l'area di governo ricadrà sulla formazione che ha fatto dell'opposizione sistematica la sua caratteristica vincente: i 5 Stelle. Questi hanno scelto Luca Caschili, attualmente assessore all'urbanistica a Carbonia, per difendere un collegio vinto a marzo con una percentuale piuttosto rilevante. A meno di una sorprendente mobilitazione dell'ultima ora, c'è il rischio di assistere ad una tornata elettorale con indici di partecipazione davvero imbarazzanti.

Al di là del valore dei nomi proposti, gli esponenti delle diverse coalizioni che si affronteranno il mese prossimo per il governo dell'Isola sembrano aver scelto, quasi di comune accordo, di non esporsi in una lotta preliminare piena di incognite per acquisire un "misero" seggio in Parlamento.

Si tratta di un aspetto poco confortante, perché conferma, semmai ce ne volesse la riprova, che la disaffezione verso la politica nasce dal crescente distacco che la stessa politica crea con la società. Il profondo disinteresse per l'elezione di un deputato si traduce implicitamente in un declassamento delle istituzioni rappresentative e in particolare proprio di Montecitorio. Certo, proprio la principale camera elettiva durante questi mesi non si è resa protagonista di dibattiti memorabili, ma soprattutto non ha dimostrato di essere in alcun momento protagonista di quella centralità che la Costituzione ancora gli riconosce. Sono trascorsi nove mesi dal 4 marzo, ma l'impressione è che sia passata un'era geologica che ha ribaltato completamente le consuetudini e gli usi della lotta politica in Italia.

Marco Pignotti

(Docente di Storia della comunicazione politica - Università di Cagliari)
© Riproduzione riservata