I grandi pretendono, i piccoli scalpitano. Fremono, i partiti del Campo largo che hanno sostenuto Alessandra Todde e con lei sono arrivati alla conquista della presidenza della Regione. L’effetto Sardegna non si è fatto sentire in Abruzzo, terra dove la governatrice in pectore del M5s si è spesa, e non poco (troppo?),  in favore dello sconfitto Luciano D’Amico: ha vinto il centrodestra con Marco Marsilio e lì, sull’Adriatico, lo sanno già per certo. 

Qui, in mezzo al Tirreno, con le urne chiuse da due settimane, si attende ancora la proclamazione degli eletti. E non è escluso che ci possano essere piccole sorprese. Tipo: il Pd potrebbe piazzare un’altra onorevole e salire a 12 rappresentanti in Consiglio regionale. Se vale la regola di un assessorato ogni tre, i Dem potrebbero rivendicare quattro posti in giunta sulla base dei numeri, senza resti. Già lo stanno facendo con 11 eletti certi. Fuori dalla partita resterebbe la presidenza del Consiglio regionale, che il Pd vede come sua di diritto. E a occuparla potrebbe andare il segretario Piero Comandini, che potrebbe aver accantonato l’idea,  accarezzata a lungo, di candidarsi a sindaco di Cagliari.

In Giunta, con un  ruolo di peso, fino alla vicepresidenza, è quotato Giuseppe Meloni, il più votato del partito. Circolano anche i nomi del sassarese Gianfranco Ganau, quello di Annamaria Busia (area riformista) e della cagliaritana Camilla Soru, eletta, vicina a Todde e alla segretaria nazionale  Elly Schlein, dopo essersi allontanata (politicamente) dal  padre Renato (che ha riunito la sua Coalizione Sarda a villa Pernis-Vacca, a Milis, per annunciare che l’impegno del suo gruppo non verrà meno).  

In casa Cinque Stelle intanto c’è da considerare Desirè Manca: forte del peso delle sue ottomila e passa preferenze a Sassari (è la più votata dell’Isola), oltre che dei cinque anni trascorsi nella trincea dell’opposizione,  con difficoltà potrebbe  accontentarsi di una presidenza di commissione. Per lei ci dovrebbe essere un assessorato, non secondario, se non la presidenza dell’Aula. Che, appunto, vuole anche il Pd. 

Due poltrone della Giunta potrebbero essere occupate da esterni al Consiglio scelti direttamente da Todde, consapevole del fatto di aver  superato le liste che l’hanno appoggiata: un nome che circola è quello di Luca Caschili, già assessore a Carbonia e protagonista della macchina della campagna elettorale. 

Poi ci sono i Progressisti, che hanno piazzato tre consiglieri. Uno, Francesco Agus, potrebbe passare tra i banchi dell’esecutivo a guidare il Personale. 

E se ci sono loro, vuole esserci anche Alleanza-Verdi-Sinistra. Che agli alleati, e alla presidente, ricordano di aver sostenuto il Campo largo fin dal primo momento. Il non detto è: a differenza dei Progressisti, che hanno trascorso una parentesi d’intesa con l’avversario Soru. «Noi di Alleanza Verdi Sinistra», spiega per tutti Maria Laura Orrù, «abbiamo creduto da subito nel progetto del Campo largo e ne abbiamo fatto parte, senza fuoriuscite e ripensamenti. Per noi è sempre stato fondamentale partecipare alla realizzazione di un programma e un progetto chiaro e coerente con la nostra idea di Sardegna. Abbiamo costruito una realtà politica contribuendo, con quasi 32mila voti raccolti nell’Isola (pari al 4,7%), alla vittoria della prima donna presidente della storia dell’Autonomia sarda e diventando la terza forza della coalizione». Insomma: una sorta di rivendicazione di primogenitura che deve essere tenuta in considerazione. 

A usare proprio il termine “primogenitura” è una nota di Sinistra Futura, che si propone «di aprire ad alleanze per essere la casa di tutti coloro che lottano per i diritti delle persone». Ma anche di «governare bene». Con un assessore. 

Enrico Fresu 

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