Sogna di svegliarsi dalle parti di Palazzo Chigi ma nelle ultime curve della campagna elettorale deve preoccuparsi di tenere compatto un centrodestra sempre più in fibrillazione: «La coalizione è unità», ribadisce Giorgia Meloni, alle prese in queste ore con la differenza di vedute sullo scostamento di bilancio (ipotizzato da Salvini) per far fronte ai super rincari dell’energia: «Non serve», ribadisce lei, «aprirebbe la strada alla speculazione». Nel frattempo la presidente di Fratelli d’Italia si sofferma sulla Sardegna e sul principio di insularità in Costituzione: «Una riforma storica che permetterà all’Isola di avere pari opportunità di crescita rispetto alle altre regioni».

Se vincesse le elezioni dovrebbe subito vedersela con i rincari, a partire da quello choc dell’energia elettrica.

«La misura più efficace per contrastare il caro energia è fissare un tetto europeo al prezzo del gas, che sta salendo soprattutto per la speculazione. Più sale il prezzo, più gli speculatori guadagnano».

In Europa per ora si va in ordine sparso.

«Bisogna superare le resistenze di Germania e Olanda su questo fronte, anche sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Quest’ultima è una misura che, se la fa l’Europa, è di sicuro più efficace ma si può fare anche a livello nazionale».

I costi ce li possiamo permettere?

«Secondo le stime ci vogliono 3-4 miliardi e non serve un ulteriore scostamento di bilancio».

Ma Salvini lo chiede.

«Lo scostamento di bilancio non è la soluzione, ma un pozzo senza fondo per soldi che regaliamo alla speculazione. Abbiamo punti di vista diversi su un problema che vogliamo risolvere entrambi».

Per famiglie e imprese si intravede un autunno terribile. In Sardegna la situazione è drammatica.

«Vogliamo sostenere famiglie e imprese anche con i meccanismi del credito d’imposta e con interventi diretti, anche utilizzando le risorse derivanti da tassazione degli extra profitti delle società energetiche».

L’emergenza italiana sui rincari è legata anche ai ritardi storici sulla politica energetica.

«Sul medio e sul lungo periodo la sfida è quella di proseguire sulla strada della diversificazione delle fonti di approvvigionamento dall’estero, sulla realizzazione di nuove infrastrutture, sullo sfruttamento delle risorse presenti sul nostro territorio e sull’investimento nella produzione di energia da fonti pulite e sicure».

Crede davvero nel progetto di una repubblica presidenziale?

«Sono convinta che la riforma in senso presidenzialista dello Stato sia la madre di tutte le riforme. È quello che gli italiani chiedono da sempre: un presidente eletto dai cittadini, un governo stabile, maggiore autorevolezza a livello internazionale.

Salterebbe in ogni caso l’impianto della nostra Costituzione. Ha un modello preciso in mente?

«Non abbiamo preclusioni di sorta e siamo disposti a ragionare sulle varie formule, su pesi e contrappesi».

Pensa di arrivarci con una commissione Bicamerale?

«La Bicamerale potrebbe essere uno strumento in più per raggiungere l’obiettivo. Ma questa è utile se le altre forze politiche hanno voglia di discutere».

Le Bicamerali precedenti hanno fallito.

«Per ora la sinistra ha detto pregiudizialmente no perché ha paura che il sistema che le ha consentito finora di stare al potere senza vincere le elezioni possa essere cambiato».

Ha detto che la “pacchia per l’Europa” è finita, difende Orban, ma sembra che FdI non voglia strappi con Bruxelles né tantomeno con Draghi, il faro italiano dell’Ue.

«La nostra visione sull’Europa è sempre la stessa e si basa su un modello capace di valorizzare i popoli ed essere all’altezza delle grandi sfide della nostra epoca».

La scelta di campo non è sempre stata chiara nel rapporto con l’Ue.

«A differenza della sinistra, noi abbiamo ben chiara quale sia la nostra metà campo e per questo non abbiamo esitato un minuto a schierarci contro l’aggressione russa all’Ucraina. Ma è altrettanto vero che, in questa metà campo, in Europa e in Occidente, vogliamo starci con la forza e la visione necessaria a una grande nazione quale è l’Italia».

L’alleanza atlantica è in discussione?

«L’atlantismo della destra italiana non è discussione dalla fine degli anni Quaranta».

La campagna elettorale di FdI sembra guardare più verso la sua coalizione («Salvini è più polemico con me che con gli avversari») e meno a sinistra.

«Non è così. Il mio avversario è la sinistra e quello che mi interessa è dare all’Italia un governo di centrodestra, forte e coeso, e sostenuto da un ampio mandato popolare».

Il centrodestra manterrà davvero l’ unità anche dopo il voto?

«Il centrodestra ha presentato un programma unitario, è compatto e lavorerà unito nella stessa direzione».

C’è il rischio che Fratelli d’Italia dopo le elezioni scelga una dimensione più radicale, magari guardando a Orban o Vox?

«Ogni giorno sono costretta a difendermi dalla campagna d’odio scatenata contro di me e FdI dalla sinistra, che evidentemente non ha strumenti per replicare nel merito alle nostre proposte di buon senso e tenta di costruire l’immagine di un “mostro” che esiste solo nelle loro teste».

I sondaggi danno il suo partito in grande crescita. Ma avete un problema di classe dirigente da costruire.

«Abbiamo dimostrato sia sui territori che in Parlamento di avere una classe dirigente all’altezza, cresciuta nel tempo e in grado di dare quelle risposte che la sinistra non ha fornito per decenni. E il buongoverno dei nostri sindaci e dei nostri governatori sono lì a testimoniare che le competenze non ci mancano».

I vostri avversari parlano proprio di rischio di mancanza di competenze.

«Non accetto lezioni da chi al governo della Nazione ha portato la Azzolina, Speranza, Toninelli o Di Maio. In questi anni Fratelli d’Italia ha portato avanti un grande percorso di apertura che ci ha permesso di accogliere nelle nostre fila tante autorevoli personalità».

Anche FdI non ha rinunciato ai paracadutati, vedi Pera in Sardegna.

«Marcello Pera è proprio una di queste autorevoli personalità, siamo quindi orgogliosi che abbia sposato il nostro progetto».

Quanto vale realmente per la Sardegna l’approvazione del principio di insularità in Costituzione?

«Abbiamo sempre dato voce alle istanze della Sardegna ancor prima del riconoscimento in Costituzione del principio di insularità: una battaglia storica che abbiamo portato avanti tutti insieme e vinto in Parlamento».

Ma ora servono contenuti reali per ridurre il gap dell’Isola su infrastrutture, trasporti , continuità territoriale e costo dell’energia (superiore al resto d’Italia).

«La riforma storica del principio di insularità permetterà alla Sardegna di avere pari opportunità di crescita rispetto alle altre regioni italiane dal punto di vista energetico, infrastrutturale e della continuità territoriale. Di certo non mancherà il contributo di FdI, nella prossima legislatura, per dare attuazione a questo principio».

Avete la guida di un Comune importante come Cagliari: Truzzu potrebbe avere un ruolo nel suo eventuale governo?

«Il buongoverno di Fratelli d’Italia a Cagliari è sotto gli occhi di tutti. E i risultati, dall’attenzione per l’ambiente a quella per le persone con disabilità, dalle politiche per la famiglia all’impegno per collegare la città al suo mare, lo dimostrano. Truzzu è solo all'inizio del suo mandato e come sindaco ha ancora un grande lavoro da fare».

Giulio Zasso

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