Ha salutato e ringraziato l’Aula e gli uffici per l’ultima volta, giovedì scorso – «è stato un onore lavorare in questi anni al servizio dei cittadini e rappresentare le istituzioni» – poi il presidente della Camera Roberto Fico ha ripreso a girare su e giù per l’Italia, è volato a Berlino per il G7 Parlamenti – dove ha parlato di democrazia, scuola, educazione civica e coesione sociale – è rientrato e ha ricominciato il tour elettorale senza sosta, malgrado sia la “vittima” più illustre della regola grillina che vieta il terzo mandato.

Napoletano, 47 anni, laurea in Scienze della comunicazione, Fico comincia la carriera nel 2005 annunciando sul “blog delle stelle” la nascita del meetup nella sua città; diventa deputato nel 2013; rieletto, ricopre il ruolo di terza carica dello Stato nel 2018; ora si prepara a lasciare definitivamente Montecitorio, pur continuando a fare politica attiva. Oggi sarà a Cagliari con tutte le candidate e i candidati del Movimento 5 Stelle Sardegna per incontrare i cittadini.

Si chiude una legislatura complessa, quali sono stati i momenti più bui?

«Sono stati anni difficili, a partire dalla pandemia, che ha stravolto la nostra società. Il Parlamento si è dovuto adattare, e mi faccia dire che lo ha fatto in maniera encomiabile. La Camera è sempre rimasta aperta, ha dato le risposte immediate votando le misure sanitarie ed economiche necessarie. Ed è stata protagonista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Rimpianti per qualche “incompiuta”?

«Per la legge sul fine vita, un provvedimento minimo di civiltà, atteso dal Paese. C’è stato il voto alla Camera ma la legge non ha avuto poi il via libera del Senato. Rispetto al mio lavoro invece sono soddisfatto, perché so di aver sempre dato il massimo. Penso ad esempio ai passi avanti su sottotitolazione e lis, la lingua dei segni. E sono state gettate le basi per proseguire anche in futuro sui temi chiave».

Non è candidato ma sta facendo un’intensissima campagna elettorale, quali sono i sentimenti della gente verso la politica e le elezioni?

«Penso sia giusto portare la mia esperienza in giro per l’Italia, raccontando quello che ho fatto da presidente della Camera e quello che ha fatto il Movimento 5 Stelle. In queste settimane sento un crescente interesse. Certo, la politica credo debba fare di più per essere vicina alla gente».

Il M5S riscuote ancora successo nelle piazze? Al Nord siete praticamente scomparsi.

«Nei giorni scorsi sono stato anche al Nord e ho sentito molto entusiasmo. Sono fiducioso che anche lì ci sarà un buon risultato. Al Sud invece il Movimento può essere il primo partito».

Come si riequilibrano i gap del Sud?

«Sicuramente non con questa proposta sull’autonomia differenziata di cui parlano a destra. Quella è una riforma che accentua i divari perché basa le risorse a partire dalla spesa storica degli enti locali. È una riforma pericolosa. Quello che invece va fatto è lavorare al fianco delle Regioni del Sud affinché le risorse del Pnrr vengano spese interamente e nel modo migliore possibile. E sono convinto che debba essere data maggiore centralità ai Comuni, che devono essere supportati per offrire servizi più efficienti ai cittadini».

Pensa che il riconoscimento dell’insularità in Costituzione darà risultati concreti o resterà soltanto un bel principio?

«È un tassello fondamentale, per il quale i parlamentari sardi si sono giustamente battuti. E anche io mi sono impegnato in prima persona. Parliamo però di un punto di partenza».

Il reddito di cittadinanza è da riformare?

«Intanto rivendico il valore del reddito di cittadinanza. Ha permesso di sostenere le persone in difficoltà. È un salvagente sociale di cui non si può fare a meno in una società equa. Basti pensare che il governo tedesco ha proposto, proprio in questi giorni, di rafforzarlo. Quello su cui invece bisogna impegnarsi in parallelo è rivedere le politiche attive del lavoro, su quel fronte si deve intervenire».

Oltre a questo, cosa state lasciando al Paese e cosa volete per il prossimo futuro?

«Il Movimento si è impegnato per assicurare maggiore giustizia sociale e si è contraddistinto per l'introduzione di misure innovative in tema di ambiente ed efficientamento energetico. E andremo avanti su questa strada. Abbiamo poi approvato il taglio dei parlamentari, una riforma di cui si parlava da decenni e che il M5S ha reso realtà. Abbiamo introdotto una seria legge anti-corruzione e avviato un percorso serio verso una transizione ecologica che finora era stato un tema marginale per la politica italiana. Adesso una delle priorità è sicuramente il salario minimo per legge e mettere a sistema il superbonus, una misura che aiuta l’edilizia ma soprattutto riduce il consumo energetico rendendoci più liberi da chi ci vende il gas».

Come si interviene contro il caro bollette?

«Innanzi tutto aiutando cittadini e imprese che si sono trovati a dover pagare cifre esagerate. E le risorse vanno prese da quelle grandi aziende che hanno fatto profitti extra durante la pandemia, prima e durante questa crisi energetica e dopo. Chi ha avuto di più è giusto che dia qualcosa in più».

Teme un governo con la Meloni premier?

«Non condivido idee e proposte di Fratelli d’Italia. Vogliono cancellare il reddito di cittadinanza e hanno un atteggiamento ambiguo sui diritti, penso all’aborto e all’omofobia. E poi portano avanti politiche economiche contraddittorie, che possono rendere più fragile il nostro Paese».

Dunque, i nostri diritti sacrosanti sono a rischio?

«Sono sicuro che la nostra società li difenderà perché sono diritti acquisiti. E comunque le elezioni non ci sono ancora state, è sbagliato pensare che la destra abbia già vinto. Toccherà agli italiani scegliere».

C’è ancora la possibilità di un Fronte progressista? Come sono i rapporti col Pd?

«Al momento non ci sono le condizioni, il Pd ha inseguito un campo largo in maniera maldestra. Il M5S invece porta avanti un programma progressista e innovativo».

Che dice Grillo?

«Beppe è un vulcano di idee, e sostiene il percorso del Movimento con il suo ruolo di garante».

Cosa farà Roberto Fico dopo il 25 settembre?

«Continuerò a fare politica, per il mio territorio e per il mio Paese».

Cristina Cossu

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