«La lingua italiana rappresenta l'identità della nostra Nazione». Costituisce  un patrimonio «ricevuto in eredità dal nostro passato e dalla nostra storia» e «dobbiamo imparare a considerarlo un bene comune». E non è possibile stare inermi davanti al  «progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua», in un contesto in cui l'uso di termini in inglese «è diventato una prassi comunicativa che, lungi dall'arricchire il nostro patrimonio linguistico, lo immiserisce e lo mortifica».

Per questo, per contrastare quelli che vengono definiti «forestierismi ossessivi» che rischiano di provocare  «un collasso dell'uso della lingua italiana fino alla sua progressiva scomparsa», arriva una proposta di legge presentata a Montecitorio dal vicepresidente della Camera di Fdi, Fabio Rampelli, appoggiato da venti firme del suo partito:  chi continuerà a utilizzare termini “stranieri”, innanzitutto nella pubblica amministrazione, rischierà «una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro».

Perché, è la tesi dei rappresentanti del partito di Giorgia Meloni il «dominio internazionale della lingua inglese» risulta essere ancora «più negativo e paradossale» a causa della Brexit. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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