Cinzia Pilo è all’assessorato alla Sanità: «Chiamatemi Capa di gabinetto»
Appena arrivata al fianco di Bartolazzi, l’esponente M5s firma i documenti con la carica declinata al femminile: «Necessario farlo, ruoli "storicamente” in capo ai maschi»In Regione si lavora per affrontare l’emergenza Blue Tongue. Per questo ieri negli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità sono stati convocati l’assessore all’Agricoltura, il suo consulente, il vertice dell’Izs. A firmare la comunicazione è stata Cinzia Pilo, che dallo scorso 28 agosto è “capa di gabinetto” dell’assessore Armando Bartolazzi.
“Capa”, così si firma nel documento ufficiale. Una dicitura che salta all’occhio, in un periodo nel quale chi guida il Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha chiesto su carta intestata di essere chiamata “Il presidente”.
Così ecco che la qualifica in calce di tutti documenti che passeranno alla firma di Pilo sarà declinata al femminile.
Una scelta motivata, quella dell’esponente del M5s che affianca Bartolazzi dopo la chiusura del rapporto con Paolo Tecleme. Pilo è autrice di un libro: “Mind the gap. Unicità e inclusione per il miglioramento delle performance sociali e di governance nelle aziende”. Un capitolo è dedicato proprio nella necessità di “girare” al femminile i nomi delle cariche, quando queste sono ricoperte da donne. “Capo” diventa “Capa”: «Finora ci sono state poche cape di gabinetto, forse», dice al telefono, «ma credo sia necessario declinare al femminile, se svolti da donne, i nomi dei mestieri e i ruoli che sono sempre stati in capo ai maschi. È normale per maestra, lo deve essere anche per avvocata e per assessora. E anche per “capa”. Mica è una novità: lo diceva Alma Sabatini già negli anni Ottanta».
A proposito di evoluzione di lessico e linguaggio, sull’utilizzo di “capa” è intervenuta anche la Treccani: «È senz'altro vero che l'attribuzione di genere femminile a un nome che nella tradizione grammaticale non lo possiede, in forza dell'etimo (proviene da caput latino), si connota come un uso emotivamente marcato, oltre che di registro molto colloquiale: anche qui, se pure con minore negatività, in partenza la terminazione femminile è portatrice di irrisione. È pur vero che di capa (come nel caso di profia 'professoressa' tra gli studenti) si fa un uso ormai semanticamente attenuato. Insomma, capa non è più sottilmente insultante, ma è semplicemente caratteristica manifestazione di un registro colloquiale e anche familiare».